I lavoratori del sindacato Csa non aderiscono allo sciopero proclamato per il sei ottobre. Da sempre impegnato a seguire la trattativa per ridare dignità ai lavoratori delle ex Province contestano la scelta di proclamare uno sciopero tardivo e che non serve agli impiegati.

“A distanza di circa un anno, si rivedono gli altri. Il Csa com’è noto a tutti, ininterrottamente segue la vicenda delle ex Province Siciliane che hanno subito l’andamento degli umori di un governo e di una classe politica incompetente ed inconcludente, fino al punto di riproporre l’elezione diretta del Presidente, con buona pace del disastro combinato a danno dei cittadini senza servizi e dei lavoratori
senza prospettive – dice il segretario regionale del Csa Giuseppe Badagliacca –

Più grave e inaccettabile, è la dichiarazione di chi in teoria dovrebbe difendere i diritti dei
lavoratori delle ex Province Siciliane”.

“… Eventuali mobilità dei lavoratori delle ex province dovranno colmare i vuoti in organico presso altri Enti e certamente non nei Comuni”.

“La frase, nel resto d’Italia ha un senso compiuto e potrebbe essere condivisa, ma è la prova, – aggiunge Badagliacca – se ancora ce ne fosse il bisogno, che chi parla non ha idea della realtà che vivono le ex Province Siciliane ben lontane da quella nazionale in quanto regolamentate da norme diverse.

Noi non ci stupiamo più di nulla, e anche i lavoratori hanno ormai preso coscienza per questo non possiamo che bocciare su tutta la linea un’iniziativa tardiva copiata da Roma e non rispondente alla realtà siciliana, dove si rischia di inasprire la guerra tra precari e dipendenti delle ex Province.
Noi non possiamo aderire ad uno sciopero farsa, proclamato per il resto d’Italia, ma che in
Sicilia ha il solo scopo di lavare qualche coscienza”.

“Oggi – conclude Badagliacca – invitiamo i lavoratori a riflettere ed evitare strumentalizzazioni che con la vertenza in Sicilia non hanno nulla a che fare. Infatti già nell’ultimo anno ci sono colleghi che non percepiscono lo stipendio con puntualità, con arretrati di 6 mesi e altri enti che sono pronti
a dichiarare il dissesto.

Per il Csa l’obiettivo non è trattare sulle mobilità, che negherebbero anche le prospettive occupazionali ai precari delle ex province, ma dire No alla riduzione degli organici delle ex Province. No alla Mobilità. Sì alle stabilizzazioni. Si finanzino gli enti e si ridiano i servizi ai cittadini, restituendo la dignità e la professionalità ai lavoratori siciliani.