Per promuovere l’economia del territorio e sostenere i produttori locali, pesantemente minacciati dalla concorrenza spietata dei mercati internazionali e soprattutto per rilanciare le specificità agro alimentari e ittiche regionali non sempre sufficientemente note al grande pubblico e non ancora tutelate da uno specifico marchio di qualità, la CNA Sicilia(Confederazione dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) e l’Associazione dei Cuochi Siciliani hanno stretto un accordo di programma.

I promotori dell’intesa, il presidente regionale dell’Urcs Domenico Privitera e il presidente regionale della Cna Sebastiano Battiato, si sono incontrati a Catania, nella sede della Cna, insieme al segretario Cna Catania Andrea Milazzo, al segretario Urcs Sicilia Fabio Fidotta e al Presidente dei Cuochi Etnei Seby Sorbello, per firmare l’accordo dal quale dovranno scaturire una serie di collaborazioni fatte “di progetti e di percorsi utili a valorizzare i prodotti agroalimentari e i prodotti ittici siciliani”.

La motivazione che ha dato vita a questa intesa, largamente caldeggiata dalle due rappresentanze di categoria, si è imposta con urgenza crescente sotto la spinta decisiva del settore agricolo locale, che a fine d’anno, ha rischiato di implodere. I produttori locali, da qualche mese, avevano lanciato un disperato grido di allarme in Sicilia denunciando la difficoltà di continuare a lavorare perché era venuta meno la possibilità di un ricavo in grado di coprire persino i costi della produzione.

I frutti, anche i più pregiati, sono rimasti invenduti sulle piante, mentre il mercato locale è stato invaso da abbondanti produzioni straniere, ottenute attraverso l’impiego di minori garanzie per i lavoratori, e delle quali si conosce ben poco dei sistemi di produzione e dei processi di filiera. L’unione regionale dei cuochi siciliani, sempre attenta a promuovere la qualità degli alimenti, prediligendo la stagionalità e le specificità del territorio, si è preoccupata delle immediate conseguenze che avrebbe comportato questa emergenza e ha offerto la propria disponibilità a sostenere le fatiche dei produttori, soprattutto se di eccellenze.

I nostri legumi vengono acquistati dai Paesi del Nord Europa – ha dichiarato il presidente regionale dei Cuochi Siciliani Domenico Privitera – mentre in Sicilia arrivano i prodotti del Marocco e dell’Iraq. Abbiamo l’obbligo di difendere la tipicità dei prodotti agroalimentari di ogni nostro singolo territorio, una ricchezza apprezzata in tutto il mondo”. “Il 50 o anche il 55% del pesce consumato in Sicilia – gli ha fatto eco il presidente dell’Associazione Cuochi Etnei Seby Sorbello – viene dall’estero, mentre il nostro tonno viene acquistato dai giapponesi”.

Sentivamo l’urgenza di dare risposte immediate alle crescenti esigenze dei produttori, ma anche degli artigiani della trasformazione agro alimentare – ha spiegato il presidente regionale della Cna Sebastiano Battiato – nella consapevolezza che è nostro compito tutelare il patrimonio della piccola e media impresa siciliana”.

Con il protocollo di intesa firmato oggi le parti si sono impegnate a promuovere la valorizzazione dei prodotti tipici locali nelle cucine al fine di far sposare le eccellenze della produzione con quelle della trasformazione e somministrazione, anche attraverso attività formative e incontri fra produttori e operatori della ristorazione su tematiche attinenti il settore dell’agroalimentare.

“Esiste in Sicilia l’eccellenza – ha ricordato il Segretario Cna Andrea Milazzo – e noi dobbiamo sostenerla, scoraggiando il consumo di quei prodotti che arrivano dall’estero solo in forza dei loro costi molto concorrenziali. Gli utenti vanno educati, i consumatori vanno resi consapevoli delle proprie scelte”. Per questo sono importanti i corsi di formazione, l’incontro tra produttori e ristoratori, le campagne di promozione e quelle di sensibilizzazione che questo accordo prevede. “Con quest’accordo – ha concluso Domenico Privitera – vogliamo gettare le basi per un processo di reciproche garanzie. Il prossimo passo – ha aggiunto il presidente regionale dei cuochi siciliani – dovrebbe essere quello di creare un marchio di qualità siciliano che identifichi e garantisca la genuinità ed il valore di materie prime e semilavorati della nostra regione”.