La Corte d’appello di Palermo, confermando la decisione del tribunale, ha deciso che due gemelli, che oggi hanno 8 anni, nati con fecondazione eterologa, vedranno la madre ‘sociale’, ex convivente di quella biologica, un pomeriggio a settimana e staranno con lei due week-end al mese.

I bambini – scrive oggi ‘la Repubblica’ – secondo la Corte hanno il diritto di mantenere il legame affettivo instaurato con la ex partner della madre. Nell’aprile 2015 la donna aveva ottenuto dal Tribunale civile la possibilità di stare coi bambini secondo un calendario prestabilito. La madre biologica aveva fatto ricorso e ora la Corte ha dato ragione alla ex partner. I giudici, prima di decidere, si erano rivolti alla Corte costituzionale, che nell’ottobre scorso aveva sentenziato che non è vero che le attuali norme non permettono al giudice di valutare se risponda all’interesse del figlio minore conservare rapporti significativi con l’ex partner del genitore biologico.

Perchè l’articolo 333 del codice civile “già consente al giudice di adottare i ‘provvedimenti convenienti’ nel caso concreto”, su richiesta del pm. E dunque “non sussiste” il “vuoto di tutela” lamentato dalla Corte d’appello di Palermo. La Corte Costituzionale ,nella sentenza 225, aveva quindi dichiarato “non fondata” la questione posta dall’ufficio giudiziario siciliano.

 

“La decisione della corte d’appello di Palermo è inedita in Italia ed è per noi significativa, in quanto ci restituisce la cosa più importante: riconosce dignità al legame affettivo che i bambini hanno creato con entrambe le mamme nonostante, purtroppo, la figura del genitore non biologico non possa ancora essere equiparata a quella del genitore biologico. Auspichiamo vivamente che il legislatore raccolga lo stimolo della Corte, di modo da intervenire a livello normativo nel nostro ordinamento per sanare questo vuoto”: commenta così Marilena Grassadonia, presidente di Famiglie Arcobaleno, la sentenza che riconosce il legame affettivo della madre non biologica con i figli avuti con l’ex compagna.

L’associazione sottolinea che la sentenza nega, come già anche la precedente pronuncia della Corte Costituzionale, la possibilità che la mamma “sociale”, cioè non biologica, possa essere riconosciuta formalmente come genitore, ma allo stesso tempo stabilisce che la fine del rapporto tra la donna che ha partorito i figli e la ex compagna crea un pregiudizio ai minori, in quanto alla base c’è un profondo legame affettivo. Nonostante la Consulta abbia ribadito che il genitore sociale non è legittimato ad agire in quanto non esiste giuridicamente la figura della mamma o del papà “sociale”, la Corte riconosce che questa lacuna debba essere colmata con un intervento legislativo, avverte Famiglie Arcobaleno. “Nel frattempo continuiamo a rilevare, purtroppo, come in Italia i bambini abbiano diritti diversi a seconda del tipo di famiglia in cui crescono e a seconda del tribunale che può decidere sulle loro vite. Ingiustizie da risolvere nella maniera più urgente” conclude Grassadonia.