“E’ incredibile, assurdo e inconcepibile. Con oggi sono dieci giorni di paralisi totale con il rischio che vengano meno i termini per numerose istanze, per contro istanze, per il deposito delle memorie, per la notifica degli atti. C’è il rischio concreto che vengano negati diritti sacrosanti per una inefficienza che non è attribuile a un giudice o a un errore di un avvocato, ma a questioni tecniche incredibili”

E’ un fiume in piena Francesco Greco, presidente dell’ordine degli avvocati, quando viene contattato al telefono da BlogSicilia che gli chiede quale sia la situazione dopo il blocco del processo telematico  in nove tribunali siciliani dovuto a un guasto. Un blocco che da dieci giorni tiene sotto scacco i distretti di Corte d’Appello di Palermo e Caltanissetta con effetti sui tribunali civili di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Gela, Marsala, Palermo, Sciacca, Termini Imerese e Trapani.

“Guardi – prosegue – non so più cosa dire ai colleghi. ricevo decine di telefonate ogni giorno. E’ inammissibile che un guasto del genere paralizzi tutto per dieci giorni. Non uno, non due ma dieci giorni. Stiamo scherzando?”

“Sto pensando se sia il caso di presentare un esposto alla procura per interruzione di pubblico servizio. Ma forse si potrebbe andare anche oltre. I server che sono allocati a Messina sono frutto di un appalto pubblico gestito dal Ministero. A questo punto vogliamo sapere come sono gestiti e da chi e comprendere se ci siano inefficienze, errori macroscopici, sottodimensionamento o sottovalutazione del problema. Insomma non si può far passare tutto sotto silenzio come se fosse un piccolo guasto qualsiasi”.

Francesco Greco Pres Avvocati

Francesco Greco –  Presidente Ordine Avvocati

La situazione è perfino più complessa di quanto non appaia all’esterno: “Il sistema è tornato a funzionare per un giorno e mezzo all’incirca ma poi si è fermato di nuovo. Adesso capita che faccia depositare un atto ma non rilascia nessuna delle quattro ricevute previste dal processo telematico. In questo modo un avvocato non sa mai se il suo deposito è andato a buon fine, se è stato ricevuto dalla cancelleria e così via. Inoltre non può consultare gli atti della controparte e rispondere alle memorie avverse. In sede processuale, infine, non può dimostrare di aver depositato, notificato o risposto nei termini imposti dal giudice. Non è soltanto un disagio per gli avvocati ma c’è il rischio concreto della perdita dei diritti”.

Ma oltre alla bolgia assoluta di questi giorni potranno esserci conseguenze anche gravi : “Gli esperti mi dicono che i server di Messina eseguivano un backup giornaliero alle 13 di ogni giorno. Il guasto di giorno 11 è avvenuto alle 12,45 quindi tutti i depositi avvenuti nelle 24 ore precedenti non sappiamo che fine abbiano fatto. Lo si potrà comprendere solo a problema risolto”.

Tanto per chiarire, se i dati dovessero essere persi c’è il rischio che intere procedure vengano annullate con la perdita dei diritti di chi si è rivolto alla giustizia. In una causa, ad esempio, per un mancato pagamento, chi rivendica dei soldi potrebbe averne diritto ma non poterli più richiedere perché i termini sono scaduti senza che ci sia dimostrazione della rivendicazione dell’avente diritto. Ma le ipotesi di possibile danno al cittadino sono centinaia.

Ma c’è dell’altro “Il presidente del tribunale – continua Greco – ha chiesto a tutti i giudici di derogare alla normativa ed accettare i depositi cartacei in virtù di questo guasto persistente ma il giudice valuta di caso in caso e ci sono situazioni nelle quali processi iniziati rischiano di bloccarsi o non ci sono più i termini per tutte le notifiche cartacee e così via”.

Insomma un disastro di cui qualcuno dovrà rispondere visto che, peraltro, è incomprensibile la situazione dei server di sistema “A Palermo c’è la più grande sala server della Sicilia se non del meridione ma è vuota. Non si è mai compreso perché in una notte i server siano stati spostati a Messina. Gli esperti mi dicono, poi – aggiunge Greco – che a Palermo dovrebbe almeno esserci un ‘server specchio’ che operi parallelamente a quello di Messina ma questo sistema non è mai partito. Qualcuno dovrà spiegarci cosa succede e perché e soprattutto chi è responsabile di tutto questo e chi pagherà per i danni”.

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