Il Ministero dell’Interno ha deciso di realizzare 6 nuovi hotspot in Italia. Di questi, due dovrebbero essere aperti in Sicilia e si aggiungono ai 3 già in funzione a Lampedusa, Pozzallo e Trapani. Di conseguenza, sui 10 hotspot nel complesso, 5, cioè il 50%, li dovrebbe ospitare la Regione Siciliana.

i due nuovi hotspot sorgerebbero a Palermo e Siracusa ma già il progetto solleva proteste. “Sono assolutamente contrario all’idea di realizzare ulteriori hotspot in Sicilia – dice Vincenzo Vinciullo Presidente della Commissione Bilancio dell’Ars – , cinque hotspot su dieci significa che il 50% degli arrivi dovranno poi necessariamente essere convogliati sulla Sicilia, cosa che non può continuare. Di conseguenza, la provincia di Siracusa dice “no grazie” a questo regalo, lo restituiamo a chi lo vorrebbe fare, ricordando che non è possibile che quando bisogna dare la provincia di Siracusa sia la prima e quando bisogna ricevere la provincia id Siracusa è l’ultima fra le ultime.
Del resto, se il porto di Augusta non è idoneo ad ospitare la sede dell’Autorità di Sistema Portuale per una serie di deficienze denunciate a gran voce da tanti, le stesse mancanze le avrà sicuramente nell’accogliere gli extracomunitari, pertanto, dal momento che il porto di Catania è sicuro, affidabile, ecc. si trasferisca nel porto della città etnea tutto il traffico che, fino ad oggi, è stato concentrato su Augusta. Si eviterà, così, di fare 2 pesi e 2 misure”.

E’ perfino più agguerrita la posizione dell’accogliente Palermo. “Temo che l’Europa si appresti a muovere nuovi, gravi passi nella direzione sbagliata – dice il sidnaco Leoluca Orlando – ponendosi sempre più dal lato sbagliato della storia, con provvedimenti securitari, che nulla hanno a che vedere con la sicurezza, nel tentativo folle di arginare un fenomeno epocale e inarrestabile come le migrazioni umane e tentando di dividere gli esseri umani fra quelli di serie A e serie B. In questa direzione va il quadro di provvedimenti proposti in queste ore, tra cui quello della realizzazione di nuovi hotspot, moderni nomi dei centri di schedatura, detenzione ed espulsione, che nulla hanno a che vedere con le esigenze di alleggerire la pressione sulle città e le regioni che hanno mostrato in questi anni capacità, cultura e pratica dell’accoglienza e della solidarietà. Per quanto riguarda il Comune di Palermo, continueremo pur tra difficoltà e limiti a fornire ogni collaborazione con il Governo nazionale, con le istituzioni e con quanti praticano ogni giorno l’impegno forte per il rispetto dei diritti umani di tutti. Ma proprio perché è forte il nostro impegno per i diritti dei migranti, rammaricati per l’atteggiamento di alcuni Stati e della stessa Unione Europea che sembra smarrire e negare le sue stesse ragioni fondative, non possiamo che manifestare la nostra contrarietà, pronti ad opporci in ogni sede a che la nostra città sia luogo di uno di questi centri, che certamente sono incompatibili con la nostra storia, prassi e cultura”.

Sinistra Comune esprime, invece, profonda preoccupazione per l’apertura di ulteriori 6 hotspot in Italia, di cui uno a Palermo e annuncia che farà le barricate. “Il fallimento del sistema hotspot è stato più volte denunciato da autorevoli organizzazioni e dimostrato con dati oggettivi: gli hotspot sono luoghi di violazione dei diritti, a cominciare da quello di chiedere asilo indipendentemente dal paese d’origine, e di clandestinizzazione delle persone. Sempre più migranti, dopo un trattenimento che supera sempre i tempi previsti dalla legge, vengono semplicemente abbandonati sul territorio con un ordine di allontanamento impossibile da ottemperare”.

“Al porto di Palermo, fino ad ora è sempre stata garantita la presenza di un nucleo di associazioni indipendenti che ha potuto generosamente portare sostegno concreto oltre che monitorare le procedure di sbarco (durante le quali, peraltro, in obbedienza ai dettami dell’Ue, i migranti vengono tutti indistintamente indentificati). Non si può permettere che a Palermo venga vanificato quanto di buono è stato fatto, invece che affrontare le vere criticità legate all’apertura di grandi Centri di Accoglienza Straordinaria in luoghi isolati e privi di servizi, da cui i migranti naturalmente fuggono per rifugiarsi nelle grandi città come Palermo clandestinizzandosi o comunque potendo ricorrere solo a reti di solidarietà informale che oggi svolgono un ruolo fondamentale, a volte anche ostacolato dalle istituzioni. Come già dichiarato dal Sindaco Orlando, nessuna struttura con queste caratteristiche potrà sorgere a Palermo, città dell’accoglienza. Sinistra Comune si impegna a questo proposito a lavorare da subito a livello istituzionale per impedire, a partire dal blocco delle necessarie concessioni di urbanizzazione, che l’hotspot di cui parla il Ministro Minniti possa sorgere. E lancia fin d’ora una campagna di disobbedienza che porterà tanti e tante, se necessario, ad impedire costruzioni di questo tipo . La Carta di Palermo sarà difesa e i suoi principi attuati”.