“I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Cita l’art. 34 della Costituzione Ester Bonafede, portavoce nazionale UDC che con schiettezza guarda alle difficoltà di declinare in fatti concreti questo principio: “Sono trascorsi più di 60 anni: due generazioni si sono succedute senza che si realizzasse pienamente il dettato costituzionale”.

Dai padri costituenti in avanti – Bonafede cita uno dei discorsi più belli di Pietro Calamadrei ai giovani – “la politica non ha affrontato e risolto il vero avamposto della libertà e della democrazia: non ha rimosso gli ostacoli alle sperequazioni sociali di fatto e non ha creato i presupposti perché questo processo possa realmente innestarsi”.

Oggi l’Istat, d’altronde, certifica che l’ascensore sociale si è fermato e nel Paese si riscontra un forte divario generazionale.

“Bisogna uscire dalla retorica del pressapochismo – è il monito di Bonafede – , dall’opportunismo politico. L’UDC di Lorenzo Cesa e Noi con l’Italia viaggiano insieme: campeggia lo Scudo crociato che è rinato e permane in quanti lo guardano e lo sentono come appartenente alla propria storia di italiani. Anche per queste motivazioni – rivendica Bonafede – il 5 novembre la Sicilia ne ha visto riaffermare la forza con la vittoria del 7% alle regionali. Fa bene Cesa a citare Ganghi – conclude Bonafede – : tra i sette pericoli per l’integrità dell’uomo c’è la politica senza principi e i diritti senza responsabilità. I siciliani hanno voluto il ritorno vittorioso dell’UDC; gli italiani voteranno il nostro simboli che rappresenta un grande centro per una grande Italia”.