Dalla Farmaceutica all’edilizia, sono dieci le vertenze aperte al ministero dello Sviluppo economico per tamponare la crisi di altrettante grandi imprese siciliane.

In bilico 5.500 lavoratori diretti oltre l’indotto. L’epicentro è nel Palermitano – si legge in un dossier del ministero diffuso da Repubblica Palermo – , dove si gioca la partita del call center Almaviva con i suoi 2.800 dipendenti in cassa integrazione, dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, ormai in mano alla Blutec, in cui aspettano di rientrare 573 operai, e degli impianti Italtel e Selcom di Carini. Poi c’è Gela con 1.000 lavoratori che attendono la fine della riconversione verde della raffineria; Catania con i 900 operai della Tecnis e i 60 della Myrmex; più di 300 posti che traballano in piccole imprese come l’agenzia di security Ksm ai supermercati Coop, le mense scolastiche del Messinese, il cementificio Colacem di Pozzallo, nel Ragusano, fermo da un anno con 51 dipendenti in cassa integrazione.

“Abbiamo perso 120mila posti di lavoro dal 2008 al 2016 – denuncia il leader della Cgil Michele Pagliaro – questi casi sono lo specchio di una politica economica assente, sia a livello nazionale che regionale, intervenuta nel mondo produttivo siciliano con degli spot senza una pianificazione seria”.