“Nel corso della riunione tenutasi presso il Centro per l’Impiego di Palermo, dopo un anno di discussioni e confronti con le Organizazioni sindacali, e dopo che la Società ha accettato di prorogare per ulteriori due mesi circa il tempo massimo di confronto statuito dalla legge (60gg dalla apertura della procedura di mobilità), i sindacati hanno definitivamente rigettato le proposte che la Società aveva avanzato, non operandone altre coerenti ed utili rispetto alla natura della crisi che si è costretti ad affrontare, determinando di fatto la chiusura negativa del tavolo negoziale”.

E’ un attacco forte quello dell’azienda di vigilanza privata che conferma tutti i 516 licenziamenti e scarica la responsabilità sui sindacati. “Nel corso dell’intero anno trascorso – si legge in una nota della Ksm – la Società ha portato avanti il confronto con le organizzazone sindacali, illustrando nei dettagli la situazione di grave crisi che la attanaglia e le motivazioni oggettive della stessa, riconducibili non a carenza di servizi, ma a comportamenti di aziende che hanno falsato il mercato di riferimento, offrendo servizi a tariffe inferiori al solo costo del lavoro, e di come a fronte di questo la società si trovasse e si trovi nell’impossibilità di proseguire nei servizi in perdita, cosa che la costringe a ridurre di conseguenza il numero dei propri lavoratori. Si è richiesto sin dall’inizio alle Organizzazioni sindacali un supporto nella definizione di correttivi temporanei del Costo del Lavoro che permettessero all’azienda di alleviare l’impatto sull’occupazione nel mentre, insieme alle Istituzioni, alle OOSS ed agli organismi datoriali, si rendesse concretamente operativo un tavolo di confronto tecnico e politico avente l’obiettivo di rimettere ordine e definire le regole in un settore strategico per il Paese, e che ad oggi è stato vittima di una deregulation selvaggia che potrebbe comprometterne il futuro”.

“Nel dettaglio, al fine di ridurre al minimo il numero dei lavoratori in esubero la società ha proposto un ventaglio di soluzioni possibili, nell’alveo di quelle consentite dalla legge e dalle normative vigenti (art. 8 L. 148/2011), al fine di ridurre da 524 a 150 i lavoratori coinvolti nella procedura di mobilità, offrendo comunque ai lavoratori in esubero il diritto di precedenza all’assunzione in tutte le aziende del Gruppo, su tutto il territorio nazionale, con diritto di prelazione al rientro presso la sede di origine, ed offrendo una integrazione economica a quei lavoratori che dal 13 mese non fossero ancora rientranti e continuassero ad usufruire del Naspi; inoltre nel determinare gli esuberi l’azienda proponeva di utilizzare, ai fini della graduatoria, il requisito della prossimità alla pensione, atteso che nel periodo di Naspi almeno 70 unità avrebbero maturato il diritto ad esser collocati in pensione”.

“A fronte di queste importanti riduzioni e concessioni venivano richiesti, per un periodo temporaneo di 24 mesi, dei sacrifici ai lavoratori, che a livello economico comportavano la rinuncia alla 14 mensilità degli anni 2018 e 2019 e l’abbattimento del 50% rispetto ai valori contrattuali delle sole maggiorazioni per lavoro straordinario, domenicale, spostamento riposo e rischio. Veniva inoltre richiesto un abbattimento dei permessi fruibili, da 140 ore annue a 25, sempre per un periodo di 24 mesi”.

“Tali proposte, che avrebbero permesso, con il sacrificio temporaneo di tutti, di ridurre in maniera drastica il numero degli esuberi, garantendo al contempo politiche di repecheament e sostegno economico per i residui lavoratori coinvolti, sono state rigettate dalla Organizzazioni sindascali, che non hanno neanche ritenuto di sottoporle al vaglio di tutti i lavoratori della Società attraverso lo strumento del referendum“.

“A distanza di un anno dalla apertura del confronto – conclude l’azienda – attesa la assoluta mancanza di controproposte coerenti ed utili con la natura e l’essenza della crisi, la Società è costretta, con profondo rammarico, a prendere atto della inutilità degli sforzi contrattuali lungamente protrattisi e della ineluttabilità del proseguire la procedura nei termini dichiarati”.

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