“Per le prossime elezioni comunali di Palermo, Sicilia Futura ha titolo e autorevolezza per poter esprimere, in un percorso condiviso con gli amici del Pd, il candidato a sindaco”.

Il film a cui si assiste nella corsa ad esprimere il candidato sindaco di Palermo potrebbe intitolarsi “il risveglio dei cespugli“. Si perché dopo la sommossa di tutte le aree minoritarie del Pd contro l’ipotesi Francesco Cascio che sembrava cosa fatta, almeno nelle segrete stanze dei bottoni, si risvegliano anche gli alleati dei renziani che quella candidatura vogliono esprimere. E per alleati non si intende Ncd che di questo percorso è parte integrante.

Il ‘certificato di esistenza in vita’ della Formazione dell’ex ministro cardinale e di tanti che furono amici di Lino Leanza è di Salvo Lo Giudice, deputato regionale di Sicilia Futura. “Le ultime elezioni – prosegue Lo Giudice – ci hanno restituito verdetti e segnali più che incoraggianti: la sintesi tra Pd e moderati che confluiscono nel nostro movimento è stata vincente e premiata dagli elettori. Per Palermo serve una proposta inclusiva e partecipativa
che coinvolga tutte le componenti sociali del capoluogo siciliano”.

“Pertanto – aggiunge – non è arbitrario ipotizzare che, dopo un ragionamento con gli alleati, individueremo un candidato a sindaco di Sicilia Futura che sia espressione e sintesi dei valori della coalizione e dei bisogni dei palermitani. In ogni caso il nostro movimento avrà un peso determinante nella scelta del prossimo aspirante a primo cittadino del comune di Palermo”.

Ma dopo questa dichiarazione rimasta un poco sotto traccia, il Pd ha avviato le consultazioni interne con un percorso politico che dovrà portare verso la formazione del programma facendo, di fatto, un passo indietro formale su Cascio (anche se potrebbe essere solo un modo per accontentare la base ribelle).

Nel frattempo a destra non si sta fermio e si lascia sfuggire, un po’ furbescamente, l’esito di qualche sondaggio commissionato a casa Micciché. Sondaggi le cui letture date in queste ore non sembrano, però, univoche.

Se un vantaggio da questo dibattito sotterraneo emerge è che si comincia a definire un quadro di possibili candidati. La sfida finale potrebbe essere a quattro o cinque. Leoluca Orlando ricandidato con l’appoggio di Sel e qualche ribelle Pd, A sinistra il nome di Cascio non piace agli elettori del Pd ma piace molto agli alleati ma rischierebbe di perdere le primarie con personaggi noti come Antonello Cracolici e Giuseppe Lupo. A destra la scelta sarebbe fra Francesco Scoma e Giuseppe Milazzo con Scoma in testa. Piace a tutti ma nessuno se lo prende sia a destra che a sinistra Fabrizio Ferrandelli che rischierebbe di essere l’ago della bilancia e, infine, se si andasse al ballottaggio vincerebbe il candidato grillino senza norme visto che ancora non è stato scelto.

A conti fatti ecco il possibile parterre della grande sfida: Leoluca Orlando per la sinistra antagonista, Francesco Cascio per l’alleanza renziana di sinistra forse insidiato da un secondo candidato d’area ancora da identificare se non si riuscirà a trovare la quadratura del cerchio. A destra Francesco Scoma (si concretizzerebbe la sfida dei due Francesco che da anni puntano a quella poltrona senza essere mai riusciti a candidarsi) anche se in area destra sarebbe insidiato da Giuseppe Milazzo e Saverio Romano, il primo ad essere entrato in una campagna elettorale light. Outsider e candidato libero in grado di fare la differenza Fabrizio Ferrandelli e mina vagante senza nome il candidato grillino.

Questo basandosi sull’indagine su poco meno di 2200 elettori targhettizzati ovvero suddivisi fra elettori di sinistra e di destra effettuata per Micciché dal prof Gioacchino Lavanco. Non c’è valutazione del voto trasversale che negli ultimi anni ha dimostrato di valere certamente molto. Con la discesa in campo di Ferrandelli, infatti, questi toglierebbe voti a destra soprattutto a scoma che si ritroverebbe sotto rispetto a Milazzo di un punto percentuale e lui stesso rischierebbe di diventare il terzo incomodo con percentuali che vanno dal 22 di Milazzo al 21 di Scoma al 18 di Ferrandelli.

Insomma il giovane ex deputato regionale che ha fatto la pazzia di dimettersi troppo presto per avvantaggiarsene a livello elettorale, anche se lontano da una elezione rischia di diventare veramente l’ago della bilancia forse più a destra che a sinistra.

Tutto senza dimenticare che da questa scelta dipenderanno molti equilibri regionali.Le amministrative a Palermo, infatti, arrivano sei mesi prima delle regionali e chi corre per sindaco dovrà fare spazio alla regione. senza contare che i risultati di Palermo hanno un peso specifico anche in vista proprio delle elezioni regionali. insomma chi non ‘becca’ voti a Palermo avrà un problema, chi ne prende tanti potrà anche alzare la voce per Palazzo d’Orleans

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