67 al centrosinistra, 59 al centrodestra. Matteo Renzi su Twitter fa parlare un grafico, realizzato da Youtrend,
relativo ai ballottaggi nei Comuni sopra i 15mila abitanti. Nel grafico a torta, postato dal segretario Pd, il M5s è a quota 8 sindaci, il Centro a 2, liste civiche a 20, Sinistra a 2.

E’ questa la reazione di Matteo Renzi dopo il voto di ieri e dopo che tutti i commentatori hanno iniziato a parlare di sconfitta tanto del Pd quanto del Movimento 5 stelle. Una analisi che è certamente una sintesi di fatti concreti ma che non viene digerita dagli sconfitti.

Se, infatti, è vero che il movimento 5 stelle cresce in consiglieri e in consensi rispetto al 2012, data della precedente consistente tornata amministrativa, è altrettanto vero che non replica le performance di altre elekioni intermedie sia pure di natura diversa e non conferma le aspettative. Per quanto riguarda il Pd se è vero che ha conquistato in valore assoluto un numero di sindaci superiore agli altri è anche vero che perde roccaforti, perde consenso generale a vantaggio del centrodestra.

Complessivamente nel Paese si registra un vento di ritorno del centrodestra anche se ancora non sufficiente per parlare di una maggioranza. E soprattutto si registra un travaso di voti dai 5 stelle verso il centrodestra, ovvero un ritorno dei delusi che avevano lasciato proprio il centrodestra votando 5 stelle, verso l’ovile storicamente maggioritario nel Paese.

Analizzata la situazione italiana esiste una specificità siciliana dove la domenica nera raddoppia. Alla chiara sconfitta trapanese dove i cittadini hanno preferito un commissariamento ad un sindaco debole di sinistra si aggiunge l’elezione a Termini di un sidnaco di centrodestra e la sconfitta del candidato Pd a Floridia mentre l’unico successo di questo ballottaggio siciliano è l’elezione di Francesca Valenti a sindaco di Sciacca.

Ma l’altro grande tema che fa nera la domenica del Pd è il gran rifiuto di Pietro Grasso. Il presidente del Senato non ha consegnato al Pd la sua scelta ma al sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Un sottile messaggio proprio al partito che comunque considera Orlando un amico avendo corso con lui a Palermo, ma non certo un dirigente Pd come neanche lui si considera ne vuole essere considerato.

Trapassata l’ipotesi Grasso, in realtà finta fin dall’inizio e gettata nel mucchio solo per far confusione nonostante i tanti gossip messi in giro ad hoc, ora comincia la partita vera. Chi sarà il candidato presidente della Regione?

Crocetta si fa forte del suo, altrettanto finto, passo indietro a vantaggio di Grasso e ora torna alla carica e chiede una riflessione al Pd. Insomma vuole essere lui il candidato. L’opposizione interna al partito che esiste ma non si dice, è riuscita nel giochetto Grasso e dunque adesso tenta di far fuori i renziani dalla corsa. Dentro questa opposizione interna potrebbe esserci, ma guai sempre a dirlo, anche l’assessore regionale Antonello Cracolici.

E se il candidato non si trova in tempi brevissimi? Con il rischio di andare a perdere una competizione con in campo uno dei big forse sarebbe bene fare un passo indietro. Almeno questa potrebbe essere l’idea proprio dell’opposizione interna che replicherebbe il modello Palermo ma con qualche differenza: Crocetta candidato anche del partito democratico sarebbe una sorpresa ma in fondo neanche tanto visto che hanno corso con Orlando dopo averlo osteggiato per tutto un mandato. C’è una sola differenza: quello era un accordo per saltare sul carro del vincitore, questo probabilmente un accordo per avere un capro espiatorio per la sconfitta.

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