E’ iniziata l’era Musumeci. Finiti i festeggiamenti il neo presidente inizia il lungo lavoro che lo porterà presto a sedere nella poltrona di palazzo D’Orleans.

E di cose da fare ce ne sono tante. Al primo punto l’elezione del presidente dell’Ars. Secondo i ben informati ad essere eletto sarà Gianfranco Miccichè.

Era nel patto che aveva portato alla candidatura di Musumeci. Adesso dopo il risultato elettorale la scelta è molto probabile vista la maggioranza al’Ars.

Le due vicepresidenze dell’Ars second i piani del centrodestra andranno al Pd, che vanta 11 deputati, invece che ai 5 Stelle che ne contano 20. L’altro vicepresidente dovrebbe invece andare a un partito del centrodestra ed è un ruolo molto ambito.

Dopo l’Ars ci sarà il nodo della giunta. E già impazza il toto assessori.

Anche perchè sulla giunta ieri sono iniziate, molto sotto traccia, le prime frizioni. E anche di questo giovedì Miccichè e Francesco Scoma parleranno in un incontro con Berlusconi a Roma.

Il nodo è quello degli assessori designati in campagna elettorale. Gaetano Armao (Economia), Roberto Lagalla e Vittorio Sgarbi. Quali partiti rappresenteranno?

Se Forza Italia dovesse considerare «suoi» Armao e Sgarbi, avrebbe poi solo altri tre posti per tutti gli altri aspiranti. E gli aspiranti sono tantissimi. Il più accreditato è Marco Falcone, primo degli eletti a Catania, che con Musumeci ha un rapporto solidissimo.

Va detto che Miccichè potrebbe avere la necessità di recuperare in giunta alcuni «trombati» eccellenti. A Messina, per esempio, è rimasto fuori Nino Germanà, molto influente in quell’area.

E anche Santi Formica è rimasto escluso a Messina. Per il resto va ricordato che Miccichè durante la campagna elettorale ha promesso posti in giunta a Riccardo Gallo ad Agrigento, a Edy Bandiera a Siracusa, a Gianni Mauro a Ragusa. E a un giovane consigliere di Trapani, Giuseppe Guaiana. Impossibile mantenere queste promesse, soprattutto se prima non si scioglie il nodo Armao-Sgarbi.

È un problema anche per Saverio Romano. Ai Popolari-Autonomisti potrebbero andare due posti ma sono già stati indicati i palermitani Toto Cordaro e Lagalla.

E da Catania invece Lombardo pressa per dare spazio ad Antonio Scavone, senatore ed ex manager della Asp, o in alternativa al neo eletto Peppe Compagnone. L’unica soluzione, sussurranno da Catania, è rinunciare a uno fra Cordaro e Lagalla. Ma Romano continua a considerare Lagalla fuori quota. Il punto è, ribattono gli uomini di Musumeci, che sia Lagalla che Armao erano stati designati quando si pensava che avrebbero presentato liste autonome.

Invece poi le liste a sostegno di Musumeci non sono spuntate.