In questi giorni  giornali nazionali ed i Tg si occupano del caso Licata, mettendo alla berlina l’amministrazione comunale di quella città.

La questione riguarda la sfiducia che il consiglio comunale ha votato nei confronti del Sindaco, per evidenti dissapori di carattere politico amministrativo. La motivazione ufficiale di questa sfiducia, almeno da quanto dichiarato dai consiglieri comunali che l’hanno votata, starebbe nell’incapacità del primo cittadino di portare adeguate risorse finanziarie alla città di Licata.

Il sindaco ha controbattuto dicendo trattarsi di false affermazioni e false motivazioni, avendo egli invece portato ingenti risorse finanziarie alla città, specificando che la vera motivazione del provvedimento votato contro di lui sta nella campagna antiabusivismo edilizio, una piaga che affligge Licata – ma anche altri comuni siciliani – che egli aveva intrapreso e che aveva portato alla demolizione di immobili abusivi.

Il sindaco ha poi alzato il tiro, evidenziando che tra i proprietari degli immobili abusivi vi sono anche consiglieri comunali (o loro familiari), i quali per salvare gli abusi edilizi commessi non hanno avuto remore nel far cadere il primo cittadino, che si stava battendo per ripristinare la legalità.
La questione è rilevantissima, soprattutto alla luce delle posizioni prese anche da altri sindaci di comuni di siciliani, quali quello di Bagheria, Gela, Palma di Montechiaro, i quali hanno già dichiarato che non intendono far rispettare la legge e non demoliranno gli immobili abusivi costruiti per “necessità.”

La domanda che ci si pone, a questo punto, é in cosa consisterebbe tale “necessità”, idonea a giustificare la violazione della legge. Quale situazione di necessità può legittimare i rappresentanti territoriali delle istituzioni dello Stato, per l’appunto i Sindaci, a consentire l’illegalità e violare le disposizioni imperative ?

La risposta ovvia, scontata, naturale per chiunque, ossia che nessuna necessità può giustificare la violazione della legge, non è ugualmente ovvia, scontata e naturale per taluni esponenti politici, i quali hanno degradato il concetto di legalità, di rispetto delle regole, di tutela del territorio, di trasparenza amministrativa a principi subalterni ai più biechi concetti della politica di basso cabotaggio, ispirata al clientelismo, al consenso spicciolo anche a discapito della legge, all’assistenzialismo materiale. Insomma alla politica del pacco di pasta e del do ut des. Quella politica che tanto male ha fatto al meridione e dalla quale ci si deve liberare, anzi scacciare, al più presto.

Ciò che preoccupa, allarma, inquieta, è che ad un paio di mesi delle elezioni regionali il candidato alla presidenza del Movimento 5 Stelle, Giancarlo Cancellieri, durante un comizio, da un palco abbia gridato, alla presenza di due big del M5S, Di Maio e Di Battista, che se eletto intende adeguarsi ai sindaci fuori legge che non demoliscono e che gli immobili abusivi costruiti per necessità (di chi ? di cosa ?) saranno da lui salvaguardati. Come ? Chissà come intende fare. Speriamo che non abbia in mente l’ennesima sanatoria. Sarebbe veramente inquietante.

Ma davvero noi siciliani ci meritiamo una classe politica di tale livello?

* Francesco Greco, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Palermo