“Al 31 dicembre 2016, i dipendenti a tempo indeterminato della Regione Siciliana, esclusi i dirigenti, erano 13.372 e, cioè, 767 unità in meno rispetto al 2015. Alla stessa data, i dirigenti della Regione a tempo indeterminato erano 1.411, con una diminuzione quindi di 150 unità rispetto al 2015. Il rapporto tra dirigenti e restante personale regionale è rimasto invariato rispetto al 2015 e, cioè, un dirigente ogni 9 dipendenti: una proporzione del tutto irragionevole ed abnorme, frutto, in larga parte, di scriteriate scelte politico/clientelari del passato, estranea a qualsivoglia sano principio di gestione sia in campo pubblico che privato. In Lombardia, ad esempio, il rapporto è di circa 1 a 13, mentre nel Lazio è di circa 1 a 15”.  Sono le parole del procuratore generale d’Appello Pino Zingale nel corso della requisitoria sul giudizio di parificazione del Bilancio della Regione Siciliana che mettono in luce quel che non funziona nella macchina amministrativa della Regione.

“Al personale a tempo indeterminato – ha aggiunto Zingale – va, però, aggiunto il personale “esterno” a tempo determinato (656 unità, con un lieve aumento rispetto al 2015 con 641 unità) e, pertanto, il totale dei dipendenti regionali, compresi i dirigenti, sempre alla fine
dell’anno 2016 si attesta a 15.439, mentre nel 2015 erano 16.341, con una diminuzione di 902 unità. Inoltre, considerando il contingente dei soggetti ai quali è stato esternalizzato un servizio e il personale utilizzato ad altro titolo (Resais, Eas, Esa…) si perviene a 18.075 unità, inferiore di 932 unità rispetto al 2015. Nonostante tutto, nel corso del 2016 la spesa per il personale regionale è stata di 629 milioni 171 mila euro, con una diminuzione di 66 milioni 302 mila euro rispetto al 2015″.

Interessante la  notazione della Corte su quel che viene definito “l’oro nero” della nostra Terra, ovvero i Beni Culturali ma anche qui le parole del procuratore Zingale sono ancora dure e disarmanti. Infatti nell’Isola dove si conta il 25% del patrimonio artistico di tutta l’Italia non c’è quell’attenzione e capacità nella gestione che dovrebbe esser presente.  “In gran parte dei siti archeologici mancano gli archeologi (al Parco Archeologico Valle dei Templi di Agrigento solo recentemente sono stati assegnati tre archeologi, mentre il Parco Archeologico di Naxos è privo di architetti, geometri, restauratori, storici dell’arte ed ha una sola archeologa, figura, quest’ultima, che è del tutto assente presso il Parco
Archeologico di Selinunte) – ha aggiunto Zingale – e più di un museo è del tutto privo di restauratori. Il personale di vigilanza e fruizione è inadeguato e, per espressa ammissione dei singoli direttori dei siti”.

“Nonostante le complesse problematiche va sottolineato che i dati relativi ai visitatori nei luoghi della cultura in Sicilia – ha concluso –  hanno registrato un incremento di presenze, segnando nel 2016 un nuovo record: 4,4 milioni di ingressi hanno portato incassi per oltre 23 milioni di euro, con un incremento rispettivamente del 11,8% e del 13,5% rispetto al 2015, che corrispondono a circa 400 mila visitatori in più e a maggiori
incassi per 2,8 milioni di euro”.