I risultati dell’azione del governo Crocetta di questi ultimi anni sono esigui. Non c’è dubbio.

Oltre la spinta apparentemente legalitaria iniziale e le ridondanti apparizioni da Giletti con alcuni suoi fedelissimi in qualche caso, poco si potrà ascrivere a risultato della sua azione di governo.

Ci dirà il governatore, e ce lo ha detto già a lungo, di avere risanato il bilancio, salvato la Sicilia dal baratro e tante belle altre cose sulle quali però dovrà fare i conti con i suoi alleati che in più di un caso, dall’area dei renziani di Faraone alla Sicilia Futura che fa riferimento al sempreverde Cardinale, rivendicano di essere stati i protagonisti di quel che si è potuto fare di buono in questi anni di governo e che senza il loro ruolo di “badanti” del governatore nessun patto per la Sicilia avrebbe avuto luogo, nessuna speranza di rilancio della Sicilia sarebbe oggi potuta essere messa in discussione mentre si è alla ricerca di una futura leadership politica ed amministrativa.

Ma le chiacchiere stanno a zero in molti casi e basta guardare i fatti per farsi una opinione del chi ha fatto cosa e come.

Facciamo riferimento, ad esempio, a quanto accaduto alle attività produttive, oggi guidate da Mariella Lo Bello e prima da Linda Vancheri. La prima vicina al mondo sindacale, fino al momento in cui fu fulminata sulla via di Damasco rappresentata dall’esperienza al governo Crocetta, la seconda proveniente dall’esperienza confindustriale al fianco di Antonello Montante.

Cosa si è fatto alle attività produttive in questi anni? Quali iniziative reali per le imprese? Quale politica? Quale attività?

Francamente stentiamo, tra le mille attività che da quell’assessorato potranno declamare, ad individuare qualcosa di realmente utile per questa terra. Ci risulta, poi, che oggi l’attività è fervente nel tentativo, sopratutto, di chiudere le rendicontazioni inerenti la vecchia programmazione comunitaria.

Si guarda al passato che non ha prodotto nulla quindi e non partono i bandi nuovi. Oltre 130 milioni rivolti alle imprese siciliane che, è forse solo un caso ma resta un caso triste, verranno resi disponibili in prossimità delle elezioni regionali con graduatorie pubbliche soltanto a risultati elettorali acquisiti. Una tempistica che lascia più di qualche dubbio. Un modo di amministrare e fare politica che sembra lo stesso di sempre. Si dà al momento giusto: quando si può ricevere un voto per proseguire l’esperienza.

Facciamo riferimento a bandi che finanzieranno di tutto ( potrebbero essere pubblicati entro un paio di mesi) che funzioneranno a sportello (chi arriva prima prende i soldi fino ad esaurimento delle risorse) con il rischio che potrebbero essere privilegiati gli amici degli amici della politica in grado, magari, di acquisire qualche informazione in modalità privilegiata e di prepararsi in tempo per arrivare all’obiettivo di “fare piatto”.

Non vogliamo accanirci su questo fronte anche perché torneremo sull’argomento per meglio informare chi ha scarso accesso a queste notizie visto che il governo non svolge nemmeno questa funzione necessaria avendo delegato la comunicazione pubblica prevalentemente ai salotti di Giletti.

Ma poco si è fatto su tutti i fronti: turismo non pervenuto, formazione meglio non parlarne, infrastrutture basta leggere la cronaca, sociale ci pensa Pif, agricoltura buh…

È vero che la speranza è l’ultima a morire ed è vero pure che quando si costruisce sulle macerie prima bisogna smaltirle per vedere la costruzione di qualche cosa di buono. Ma qua non si tratta soltanto più di trovare idee nuove per la Sicilia come stanno facendo Faraone o Lagalla. Bisogna riportare l’azione dei futuri governi nella direzione del fare e del fare bene. Non basta una guida nuova. Serve una intera classe dirigente. Se la politica “classica” non lo vorrà capire saranno i 5 stelle a farlo comprendere e, siamo sicuri, se ne vedranno delle belle.

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