“L’obiettivo del governo è ridurre e qualificare l’offerta di gioco. Lo facciamo dimezzando i punti gioco, riducendo del 35% le slot e chiedendo a tutti gli operatori di certificare la loro professionalità”. Sono le parole del sottosegretario all’Economia con delega ai giochi, Pier Paolo Baretta, che nel corso del recente convegno “L’azzardo non è un gioco” tenutosi a Orvieto ha anche parlato di nuove sfide “come l’online e l’offerta pubblicitaria”.

Sfide che la Sicilia pare stia raccogliendo.

Partiamo prima però dal Paese: lo scorso anno gli italiani hanno speso per giocare circa un miliardo di euro. E di questo miliardo più o meno 250 milioni sono entrati nelle casse dello Stato. L’Osservatorio Gioco Online del Politecnico di Milano ci dice che c’è stato incremento del 21% rispetto all’anno precedente. E lo stesso trend, a giudicare dai primi dati, sta accompagnando anche il 2017.

La crescita, secondo diverse analisi, è stata rafforzata dal contrasto al gioco irregolare. Si pensi che solo in Sicilia sono stati effettuati ben 296 controlli nel corso del 2016 per contrastare il gioco e le scommesse illegali. Tali controlli hanno portato al sequestro di ben 303 apparecchi elettronici, non certificati e destinati al gioco clandestino, ed hanno portato alla denuncia di 32 soggetti.

Queste iniziative di controllo vengono effettuate anche online, infatti, vi è una lista nera di portali illegali che la guardia di finanza aggiorna periodicamente e che può essere controllata sul portale dell’agenzia dei monopoli di stato.

Quello online è uno dei settori più in crescita in questo periodo, infatti, dal 2008, anno della sua legalizzazione, il gioco online è cresciuto del 956%. Una aumento incredibile che capeggiato dai portali di casino online ovvero quelli dove è possibile giocare con tutti i giochi dei casino fisici come slot machine, roulette ed i giochi di carte.

Uno dei motivi di questo straordinario incremento è anche la quasi assenza dei casino sul territorio italiano. Gli unici casinò sono tutti nel nord Italia e, in Sicilia, l’ultimo fu chiuso nel 1965.