Anthony Barbagallo, 41 anni, due figlie, avvocato amministrativista. Un passato da rugbista e calciatore di buon livello (ha giocato con la squadra del suo Paese fino all’Eccellenza), comincia il suo impegno politico tra i banchi del liceo scientifico Archimede con la Sinistra Giovanile, proseguendo poi nella sua Pedara. Consigliere, assessore, per due mandati sindaco. Eletto all’Ars nel 2012 nella lista del PD, con quasi diecimila preferenze, dal novembre del 2015 è assessore regionale al turismo, sport e spettacolo.

Accetta di rispondere alle nostre domande, senza filtro e reticenze.

Da dove cominciamo, assessore?

“Da Entony”.

Si riferisce all’articolo di Gianantonio Stella, sul Corriere?

“Mi riferisco al fatto che quando le critiche si fanno sui soprannomi sono destituite di fondamento”.

Ma Stella le ha contestato cose precise.

“E quali? Ha messo insieme dati non veri, considerazioni pregiudizialmente ostili alla Sicilia, che sono un suo grande classico, mescolandole con associazioni tra il linguaggio tecnico standard internazionale dei documenti di programmazione turistica e il soprannome che era riportato nel mio “santino”, per deridere il provincialismo dell’assessore. E questo è il livello della critica giornalistica di uno dei principi del mestiere? Io ho detto a Stella di essere pronto a confrontarmi sui dati reali, non su pregiudizi. Ancora sto aspettando”.

Qual è la situazione reale? Può essere che le critiche siano state solo strumentali?

“L’idea di base è che noi abbiamo proceduto ad una totale razionalizzazione sia della proposta turistica che delle strutture che dovrebbero supportarla e gestirla”.

Si riferisce ai distretti turistici? La rimodulazione è stata contestata da più parti.

“La rimodulazione era un atto necessario. Abbiamo snellito un carrozzone appesantito, non  trasferendo più risorse economiche ai distretti turistici ma istituendo le Dmo su cui garantire la titolarità di una serie di servizi di cui potranno usufruire sia i distretti, sia i comuni, sia i siti Unesco, sia i territori,  posti che erano diventati solo di sottogoverno, puntando alla efficienza della struttura. Ovviamente, in questo processo, abbiamo scontentato qualcuno. Che reagisce sproloquiando sui giornali”.

A chi si riferisce?

“Ci sono alcuni convinti di incarnare il turismo in Sicilia, quando invece rappresentano solo le rendite di posizione di cui godono da anni. Ottenute,  va da sé, bivaccando da decenni nelle segreterie politiche di destra, centro, e sinistra. Quando li metti in discussione, reagiscono. Ma si parlano addosso”.

Non li considera?

“Credo che ai siciliani non interessi nulla di queste dispute di potere di piccolo cabotaggio. Io, tra l’altro, non faccio politica per questo”.

Questo lo dicono tutti, onorevole. La politica al servizio dei cittadini, è una espressione che ormai li fa ridere.

“E spesso hanno ragione di farlo. Ma non tutta la politica è una barzelletta. E l’unico modo per dimostrarlo e far parlare i fatti”.

Facciamolo, allora.

“Certo. Da dove cominciamo?”

Il turismo in Sicilia, lo ha detto di recente l’amministratore delegato della Sac, Nico Torrisi, è una occasione sprecata. Cosa risponde?

“Non devo rispondere a nessuno in particolare, ma ripristinare la lettura corretta dei fatti. E’ ovvio che si possa fare sempre di più, e di meglio, ma dire che in questi due anni non sia successo nulla, francamente, è falso. Noi abbiamo lavorato sulla proposta turistica, attraverso alcune linee direttrici: qualità della programmazione, destagionalizzazione, comunicazione, pluralità dell’offerta. Gli asset  sono stati valorizzati nella loro interezza. Non solo”.

Fino a questo momento si tratta di dichiarazione di principio. La sostanza, qual è?

“Ci arrivo subito. Per evitare di ridurre tutto a sole e mare, abbiamo puntato sul patrimonio monumentale e artistico, su quello immateriale – mi riferisco all’arte, alla cultura, alla religione – e sulle eccellenze alimentari”.

Su questo ultimo aspetto, sa cosa si dice di lei?

“Dica”.

Che è il re delle sagre.

“Io ho finanziato solo eventi di eccellenza dalla tradizione almeno decennale. A differenza di qualche altro esponente del centrodestra che, quando era al governo, ha distribuito finanziamenti a pioggia.  Non le pare surreale?”

Ci pare che servano esempi concreti.

“Noi abbiamo creato, per fare due esempi,  il Treno del vino per supportare lo sviluppo del distretto di Castiglione – Randazzo, e i percorsi enogastronomici patrocinati da Slow Food, che l’anno scorso al salone di Torino hanno riscosso un successo enorme. I dati sono a disposizione, per verificare. Però non voglio sottrarmi alla discussione sulle sagre”.

È un nervo scoperto, per lei? Le rode questa definizione.

“No, mi rode che non avendo argomenti per criticarmi si arrivi alle invenzioni. Sa cosa abbiamo fatto, noi? Abbiamo creato un calendario unico degli eventi, per evitare che paesi limitrofi si facessero la guerra organizzando appuntamenti nello stesso fine settimana. Abbiamo fatto sedere gli amministratori locali, li abbiamo fatti confrontare, facendo capire loro che coordinarsi porta vantaggi”.

Ma il turismo non può essere solo questo

“Ci mancherebbe. Infatti, considero il fiore all’occhiello del mio mandato aver totalmente ridefinito la proposta turistica culturale. Le strade degli scrittori, il salvataggio e rilancio delle fondazioni artistiche siciliane – teatro Stabile in testa -, il recupero dei cammini religiosi e delle vie Francigene, Anfiteatro Sicilia e Taobuk, soprattutto. Mi faccia dire qualcosa, in più, su queste ultime due iniziative. Per la prima volta, da molti anni a questa parte, abbiamo presentato con un anno di anticipo due cartelloni articolati di eventi alle principali borse del turismo nazionale ed internazionale, proprio per consentire ai tour operator, nella loro programmazione, di poterli considerare. Anfiteatro Sicilia, quest’anno, è stato uno straordinario successo di pubblico e di partecipazione. Taobuk sta diventando una delle manifestazione culturali più importante del meridione. Ecco, mi piacerebbe essere chiamato a confrontarmi su queste cose, non sul mio soprannome”.

Non le passa, questa cosa.

“I miei amici mi dicono sempre di essere troppo buono, rispetto alle critiche gratuite e a quelle diffamatorie. Io penso sempre che i cittadini sappiano discernere, giudicare, e alle fine scegliere”.

Sceglieranno questo centrosinistra?

“Di certo, ci abbiamo messo del nostro per arrivare a queste condizioni di partenza. Ma è la partenza, appunto. Abbiamo un ottimo candidato presidente, Micari, e adesso che la campagna elettorale entrerà nel vivo potrà farsi apprezzare in tutto il suo valore. Abbiamo liste forti e competitive, siamo presenti nei territori, e soprattutto molto motivati”.

Eppure i sondaggi vi danno per perdenti.

“Non li guardo. Io parlo ogni giorno con centinaia di cittadini, e quello che sento è molto diverso. Ma secondo lei, sono credibili sondaggi che non tengono conto dell’effetto trascinamento delle liste?”

È preoccupato? Come finirà, il 5 novembre.

“Non lo sono per nulla. Se nei campi avversi al nostro vogliono cullarsi, lo facciano pure. Noi siamo da settimane nei territori, gli altri pensino ai sondaggi. Il sei novembre tireremo le somme”.

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