E’ il luogo della Memoria ma sarà anche il luogo dell’azione, della comunione di intenti, della diffusione della cultura della legalità la “Casa di Giuseppe Francese” inaugurata oggi, a Bagheria, in via Sant’Isidoro Monte 42/a.
L’appartamento, di proprietà della famiglia di Mario Francese, il giornalista ucciso da mano mafiosa 38 anni fa, è gestito dalla parrocchia di Contrada Monaco cui è stato concesso in gestione e da diverse associazioni afferenti alla Parrocchia San Giovanni Bosco: i giovani di “Parru cu tia” di “3P” e di “A testa alta”.

La casa porta il nome di Giuseppe, figlio di Mario, che non si seppe dar pace della morte del padre, inizio ricerche, scrisse numerosi scritti che gli vennero riconosciuti quale attività pubblicistica tanto che l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia gli tributò il tesserino da giornalista post mortem, raccolse dati e informazioni che avrebbero composto gran parte del mosaico dell’esecuzione di suo padre, dando impulso alle indagini per arrivare al processo e alle condanne, 7 condanne, l’intera cupola di Cosa Nostra e il killer, Leoluca Bagarella; e alla fine Giuseppe, stanco, spossato, non aspettò il processo di appello e non ancora compiuti i 36 anni, pose fine al suo dolore suicidandosi.
Oggi, in occasione del 38° anniversario della morte di Mario Francese è stata inaugurata la “Casa di Giuseppe” un centro di aggregazione giovanile e di ricerca dedicato ai giornalisti uccisi dalla mafia.
A rappresentare la Città di Bagheria, era presente il sindaco Patrizio Cinque: “la società non deve stare in silenzio, occorre andare a testa alta per contrastare la mafia, occorre schierarsi per anteporsi alla mafia – ha detto Cinque – Francese, con il suo sacrificio ci ha fatto un dono, è di esempio e chi vorrà occuparsi di comunicazione, chi vorrà fare giornalismo a Bagheria dovrà necessariamente fare tappa qui, in questa casa, che è il concentrato delle storia di esempi”.
Ad inaugurare il centro, considerato uno spazio aperto alla città, come ha sottolineato Emanuele Tornatore, nelle vesti di membro attivo delle associazioni della Parrocchia di San Giovanni Bosco e coordinatore della presentazione, erano presenti il giornalista Giulio Francese, figlio di Mario, Filippo Mulè consigliere dell’Ordine dei Giornalisti, don Francesco Galioto nuovo parroco di contrada Monaco e lo storico parroco di San Giovanni Bosco, Don Francesco Michele Stabile. Tra il pubblico oltre a tanti giovani, gli studenti della Tommaso Aiello, la dirigente scolastica Vittoria Casa, presidente della rete Ba bel gherib.
“Nasce nel segno dell’amicizia con padre Stabile ed è una risorsa che con piacere la mia famiglia ha concesso in uso ai giovani, è un luogo dove i valori si traducono in impegno concreto” sottolinea Giulio Francese – Un punto di aggregazione dove ci si potrà documentare ma dove nasceranno anche iniziative concrete”.
Promette la presenza e l’aiuto dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia il consigliere Mulé che ricorda anche la febbrile attività giornalistica degli anni 70 e l’amicizia con Francese.
Il centro servirà a documentarsi su Mario Francese ma anche su tutti gli altri giornalisti che hanno perso la loro vita in nome dell’informazione, della legalità e contrastando la mafia: sulle pareti delle stanze campeggiano pannelli che raccontano la vita di altri giornalisti caduti per mano mafiosa; da Cosimo Di Cristina, a Mauro de Mauro, Giovanni Spampinato, Pippo Fava, Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Giancarlo Siani, sino a Beppe Alfano e Mario Francese.
A sottolineare il ruolo e l’importanza della chiesa nel contrastare la mafia padre Francesco Galioto e padre Stabile: “La mafia è una realtà antiumana e anti-cristiana – ha detto padre Stabile – la nostra funzione non è di supplenti dello Stato ma l’opera di liberazione dalla mafia è espressione del nostro ministero. Dobbiamo tutti, comunità, istituzioni, chiesa, stringere un patto sociale, tutti insieme”.
Il centro sarà gestito dalle associazioni, è aperto dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19.30 e due mattina a settimana per le visite con le scolaresche.