“Il segretario generale della Regione Siciliana, Patrizia Monterosso secondo le norme vigenti andava trasferita ad altro ufficio. Perché non è avvenuto?”.

Questa la domanda che concretamente il M5S all’Ars ha posto al presidente dell’autorità nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone e al responsabile e al referente per la prevenzione della corruzione regionale, rispettivamente Rosolino Greco e Pietro Tramuto e al Governatore Rosario Crocetta.

“La legge 97 del 2001 (articolo 3 comma 1) statuisce – sottolinea -, infatti, che quando nei confronti di un dipendente di amministrazioni o di enti pubblici a prevalente partecipazione pubblica è disposto il giudizio per alcuni dei reati come il peculato l’amministrazione di appartenenza lo trasferisce ad un ufficio diverso da quello in cui prestava servizio al momento del fatto”.

Non solo, anche la legge 10 del 2000 prevede il trasferimento “…allorché nei confronti di un dipendente dell’amministrazione regionale…venga adottato decreto di rinvio a giudizio per delitto contro la pubblica amministrazione, l’ organo competente provvede al suo trasferimento ad altro assessorato, se trattasi di dipendente regionale”.

“Cosa che – dice Giancarlo Cancelleri – non è avvenuto per la dottoressa Monterosso, alla quale, anzi, dopo il rinvio a giudizio è stato addirittura rinnovato il contratto per ulteriori 5 anni”.

“Ad onor del vero – continua Cancelleri – Crocetta avrebbe dovuto rimuovere la Monterosso già molto prima, in occasione della maxi condanna al risarcimento di quasi 1,3 milioni di euro emessa nei suoi confronti dalla Corte di conti. E questo senza tener conto della recente indagine aperta sulla vicenda delle presunte false attestazioni rilasciate all’Irfis dalla Monterosso, dove la dirigente riveste il ruolo di vicepresidente”.

“La Monterosso – prosegue Cancelleri – è ormai del tutto indifendibile, ma il presidente della legalità continua a fare orecchie da mercante, rivelandosi debolissimo con i potenti e mostrando i muscoli solo con i Pip e qualche forestale”.

Da questi presupposti la missiva indirizzata a Cantone e agli organi regionali per la prevenzione della corruzione, cui il M5S chiede di avviare eventuali e/o ulteriori verifiche.

Per la vicenda Monterosso il gruppo parlamentare ha anche scritto al capo dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo e al presidente dell’Irfis. Alessandro Dagnino, per chiedere se non “…ritengano opportuno, ai sensi del Testo unico bancario, procedere all’avvio della procedura avente ad oggetto la valutazione dell’idoneità della dottoressa Monterosso a ricoprire l’incarico di vice presidente dell’Irfis, in considerazione della sussistenza del fondato dubbio sulla veridicità delle dichiarazioni sostitutive da lei rese in data 12/12/2016”.

“La Monterosso – afferma Cancelleri – ha omesso di segnalare, nella dichiarazione sostitutiva prodotta all’Irfis, le indagini a suo carico da parte della Procura per abuso d’ufficio e peculato, cosa che non poteva non sapere. Ha scritto infatti, come è possibile verificare consultando la documentazione presente nel sito del’Ente, di non aver nessun procedimento penale in corso, quando invece era già imputata, come la stampa ha riportato con grande evidenza. All’epoca dell’attestazione rilasciata all’Irfis la Monterosso era inoltre stata già interrogata dal magistrato”.