Montepaschi di Siena ha sospeso i 120 dei 160 milioni di euro di affidamenti nel conto corrente bancario di Riscossione Sicilia, l’ente che incassa le tasse per conto della Regione, che dovrà essere dismesso entro il 2018, che da due anni non paga le rate sui fidi ricevuti.

Il provvedimento, di cui dà notizia il Corriere della Sera, è stato notificato l’8 settembre scorso a Riscossione Sicilia che, tramite il suo amministratore unico, Antonio Fiumefreddo, ha avviato due iniziative legali: un’esposto alla Procura di Palermo ipotizzando l’appropriazione indebita, sostenendo che la revoca del fido ha riguardato soldi che non sono di proprietà di Riscossione, ma di enti impositori, come Inps o i Comuni, e un’altro al Tribunale civile, con un ricorso d’urgenza la cui udienza è stata fissata per il prossimo 20 settembre.

Venerdì prossimo, 15 settembre, ci sarà un incontro tra esponenti di vertici di Mps e Riscossione Sicilia a Palermo. Secondo Mps la sospensione del fido è stata effettuata in via prudenziale al fine di non pregiudicare ulteriormente le prospettive di recupero.

Un atto dovuto e indipendente per salvaguardare il patrimonio dopo che l’Ars, il 10 agosto scorso, ha approvato una legge che propone la liquidazione di Riscossione Sicilia entro il 2018.

Nel provvedimento Mps richiama l’articolo 1461 del codice civile sulle mutate condizioni patrimoniali del contraente. Ma Riscossione Sicilia, sottolinea Fiumefreddo, è tornata in utile per 2,7 milioni, la prima volta dopo 21 anni e il bilancio 2016 è stato approvato il 27 agosto scorso. E i 120 milioni sono il provento della ‘rottamazione’ di cartelle fiscali.

Ma Mps vuole proteggere la sua posizione finanziaria in vista del futuro di Riscossione Sicilia, che dovrebbe confluire in Equitalia, società del Tesoro che è l’azionista di Montepaschi.