“E’ una questione che riguarda lui, la sua famiglia e Dio. Non ho niente da dire”. Così il colonnello Sergio De Caprio, il ‘Capitano Ultimo’ che arrestò, 24 anni fa, Totò Riina, commenta la morte del boss dei boss. Lapidario ed essenziale come in tutte le occasioni Di Caprio non mostra particolari emozioni.

Per il Presidente del senato Pietro Grasso, ex procuratore di Palermo ed ex giudice a latere del maxi processo “La pietà di fronte alla morte di un uomo non ci fa dimenticare quanto ha commesso nella sua vita, il dolore causato e il sangue versato. Porta con sé molti misteri che sarebbero stati fondamentali per trovare la verità su alleanze, trame di potere, complici interni ed esterni alla mafia, ma noi, tutti noi, non dobbiamo smettere di cercarla”.

Scrive Grasso su facebook “Totò Riina, uno dei capi più feroci e spietati di Cosa nostra, è morto. Iniziò da Corleone negli anni 70 una guerra interna alla mafia per conquistarne il dominio assoluto, una sequela di omicidi che hanno insanguinato Palermo e la Sicilia per anni. Una volta diventato il Capo la sua furia si è abbattuta sui giornalisti, i vertici della magistratura e della politica siciliana, sulle forze dell’ordine, su inermi cittadini, sulle persone che con coraggio, senso dello Stato e determinazione hanno cercato di fermarne il potere. La strategia di attacco allo Stato ha avuto il suo culmine con le Stragi del 1992, ed è continuata persino dopo il suo arresto con gli attentati del 1993. Quando fu arrestato, lo Stato assestò un colpo decisivo alla sua organizzazione. In oltre 20 anni di detenzione non hai mai voluto collaborare con la giustizia”.

Per l’ex Pm, oggi uomo politico in cerca di collocazione Antonio Ingroia “Possono tirare un sospiro di sollievo i tanti potenti che in tutti questi anni hanno sempre temuto potessero venir fuori le verità indicibili su trattativa e stragismo del 1992-93: prima Provenzano e ora Riina sono morti senza parlare, portandosi nella tomba i terribili segreti di cui erano a conoscenza”.

“La morte di Riina copre con una coltre di silenzio omertoso le malefatte di un’intera classe dirigente collusa con la mafia. Per non essere complice di quel silenzio – aggiunge Ingroia – il popolo può e deve ribellarsi contro quella classe politica impunita, responsabile di una delle stagioni più buie della nostra storia”.

“Ora si apre la corsa alla successione per il capo dei capi. Perché nonostante fosse al 41 bis, Totò Riina è sempre rimasto il capo formale di Cosa nostra in tutti questi anni di detenzione”.

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