I lavoratori licenziati delle ex partecipate regionali senza occupazione, da oltre due anni, non sono stati ancora reimmessi in servizio, nonostante una legge varata dall’ARS e approvata nel 2016 .

Per la Fisascat Cisl Sicilia.” Una vicenda sconcertante e inaccettabile. Sarebbero dovuti essere in servizio già nel 2016 ma, ad oggi, non si intravedono azioni concrete che possano far presagire una soluzione – afferma Mimma Calabrò, Segretario Generale Fisascat Cisl Sicilia – rivendichiamo, per i lavoratori dell’albo unico, la reimmissione al lavoro in modo da porre fine a questa estenuante incertezza che ha sfiancato i lavoratori e le loro famiglie”.

Sono 62 i lavoratori delle ex società partecipate poste in liquidazione (CIEM – CERISDI – SPI – LAVORO SICILIA – QUARIT e TERME DI SCIACCA) ai quali è stato già acclarato il diritto al reimpiego; circa 80 quelli che ancora attendono, pur avendone il diritto, di essere inseriti nell’albo (SVILUPPO ITALIA SICILIA – SICILIA E RICERCA e una parte di SPI).

“Lavoratori – continua la Calabrò – di quelle che erano strutture regionali che avevano una mission precisa e che rappresentavano strumento importante per interventi che agevolavano il lavoro della burocrazia regionale, tanto da avere ricevuto anche dei lodevoli riconoscimenti. Una vicenda quella dei lavoratori delle ex partecipate, in quell’albo albo varato nel 2014 dall’ex Governo Lombardo, in perenne attesa di chiamata, in cui si mescolano disperazione, speranze, attese vane e rimpallo di responsabilità tra politica e burocrazia. Ognuno sembra trovare le proprie ragioni, ma a pagarne il prezzo più alto sono proprio i lavoratori che, oramai di fatto, non lo sono più da tempo immemore. Eppure, una legge per favorire la loro ricollocazione, l’ARS l’ha approvata nel settembre 2016. Ma la spinta legislativa non ha mai trovato attuazione nonostante le rassicurazioni ricevute, tradottesi anche in vanificate date di assunzione, pure da parte di quelle istituzioni regionali che sono state parte attiva del processo. Infinite attese che, per i lavoratori, si sono tradotte in un nulla di fatto, nonostante la Legge Regionale n. 20 all’art. 64 richiami con precisione il loro diritto ad essere ricollocati nelle altrettante società partecipate non in liquidazione quali, in particolare si legge nell’assunto normativo, la società consortile Servizi ausiliari Sicilia”.

A quella che viene indicata come la principale partecipata della Regione Siciliana, la SAS per l’appunto, vennero destinati 2,7 milioni di € per la copertura finanziaria del triennio 2016/2019 per assumere e, quindi, consentire ai lavoratori delle ex partecipate di svolgere le loro funzioni, anche presso i Dipartimenti della stessa Regione, oggi carenti di organico e a più riprese in difficoltà a causa dei vuoti di personale.

“Un paradosso – apostrofa ancora Mimma Calabrò – se si considera, inoltre, che esistono delle Convenzioni, naturale viatico attraverso cui l’amministrazione regionale potrebbe avvalersi delle professionalità inserite nell’albo degli ex dipendenti. Tra questi, il Dipartimento Territorio e Ambiente, l’Assessorato alle attività Produttive ma anche quello alla Famiglia e della stessa Economia e Finanze, tutti uffici che lamentano lavoro in eccesso e carenza di personale.”
La situazione pare non aver esaurito le sue lungaggini e le sue problematiche, le mille traversie che hanno provato non poco i lavoratori delle ex partecipate che hanno manifestato in modo sempre molto rispettoso il proprio malcontento nonostante il dramma.

“Per i lavoratori – tuona la Calabrò – tra l’altro altamente qualificati e con esperienze e know how importanti che potrebbero essere valore aggiunto per progettazione utilizzo dei fondi europei, non è più ammissibile reggere una situazione simile soprattutto perché hanno il sacrosanto diritto di essere reimmessi in servizio”
Sconfortati e disillusi, si dicono pronti a manifestare a Roma pur di restituire serenità alle loro famiglia e riprendersi la negata dignità lavorativa.

“Basta, quindi, ai rimpalli, ai cavilli burocratici, allo scarica barile e agli stop dovuti alle continue campagne elettorali che si susseguono, una dietro l’altra, lasciando in sospeso molte delle importanti questioni che potrebbero essere già definite positivamente. La Fisascat – conclude Mimma Calabrò – chiede a tutte le Istituzioni coinvolte di adoperarsi subito per porre positivamente fine a questa interminabile odissea”.

(nella foto una protesta dei lavoratorid elle partecipate di fine 2014)