Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intorno alle 10,30 di stamane e’ arrivato a Palazzo dei Normanni per la cerimonia di scopertura della targa ufficiale Unesco del sito ‘Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalu e Monreale’.

Ad accoglierlo i bambini del Coro Arcobaleno della Fondazione Teatro Massimo, che hanno intonato l’inno nazionale.
Nel piazzale antistante l’ingresso del Parlamento siciliano, ad aspettare Mattarella, anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano, il governatore della Sicilia Rosario Crocetta, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone, il prefetto Antonella De Miro, il sindaco Leoluca Orlando, l’arcivescovo Corrado Lorefice e il presidente e il direttore della Fondazione Unesco Sicilia Giovanni Puglisi e Aurelio Angelini.

“La nostra Isola e’ certamente al centro dell’offerta culturale dell’intero Paese e di questo, nonostante non se ne abbia piena consapevolezza, ne dobbiamo andare fieri. Investire in questo settore e’ doveroso per farci riscoprire le ragioni della bellezza e rimettere in moto l’intera economia della nostra terra”. Lo afferma il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone nel suo messaggio di saluto al Capo dello Stato.

“Gli ultimi e recentissimi dati del rapporto di Federculture, presentato qualche giorno fa, ci confortano in tal senso – aggiunge Ardizzone- le famiglie italiane sono tornate a spendere per la cultura, con un aumento del 4% rispetto all’anno precedente. Anche questo Palazzo si pone al centro dell’offerta culturale. La conferma e’ il successo che quest’anno e l’anno scorso hanno avuto le due mostre su Botero e Ligabue, organizzate dalla Fondazione Federico II, con quasi 400mila visitatori. Non possiamo che essere fieri e orgogliosi di questo risultato, che premia la scelta di avere scommesso su un binomio vincente: eventi di altissimo livello internazionale, da un lato e un luogo unico, dall’altro. A
riprova che la strada da seguire per i Beni Culturali e’ quella di gestioni manageriali in un quadro di valorizzazione dei beni pubblici. Le istituzioni politiche sentano la responsabilita’ di un lascito su cui costruire lo sguardo verso il futuro”.

Ecco le limitazioni al traffico previste a Palermo in occasione della cerimonia.

Questo il testo del discorso pronunciato dal governatore Rosario Crocetta:
“La ringrazio per l’attenzione che rivolge alla nostra terra.
Una terra per quale, Ella, si è sempre battuto per portare i valori di libertà, di convivenza democratica, di trasparenza e lotta all’illegalità, di valorizzazione dell’immensa bellezza, della sua natura e del suo patrimonio culturale.
Il riconoscimento da parte dell’Unesco dell’itinerario Arabo – Normanno, non è solo un attestato della Comunità Internazionale al valore artistico e monumentale delle città siciliane e dei nostri beni culturali, rappresenta il riconoscimento di una grande storia e della civiltà umana che ha coinvolto la nostra terra.
La nostra Isola, per millenni, è stata il crocevia naturale di incontri tra i popoli, tra culture e religioni differenti, dando vita in Sicilia ad un modello di confronto, di coesione, di convivenza solidale e pacifica tra i popoli, che ha abbattuto pregiudizi e intolleranze.
La magnificenza dei nostri beni culturali, l’intrecciarsi di linguaggi e culture diverse, all’interno delle testimonianze artistiche presenti in tutta l’isola, mostrano con chiarezza l’amore profondo di popoli che erano arrivati da dominatori e che invece, infine, sono divenuti abitanti pacifici dell’Isola. Greci, arabi, normanni hanno vissuto da siciliani.
L’immensa letteratura presente nei nostri archivi, è testimonianza viva e pungente di tale innamoramento.
Come non rimanere stupiti dalla traduzione dei poeti arabi siciliani realizzata dall’Amari, laddove un poeta arabo siciliano, in esilio dalla nostra terra scrive: “Come potrò io vivere lontano dalla mia patria”.
Quegli arabi, quei musulmani, si consideravano siciliani.
Il lavoro che dobbiamo fare oggi, tutti quanti, in Europa non solo in Sicilia, è quello di far sentire siciliani, italiani, europei, minoranze che hanno scelto di vivere nel nostro continente, e noi abbiamo scelto di accogliere.

Signor Presidente, ci impegniamo di fronte a Lei, che rappresenta l’unità della Nazione, per sviluppare in Sicilia quella cultura di dialogo e confronto, che è coerente coi nostri valori europei e cristiani.
Episodi come quello accaduto l’altro giorno in un paesino d’Italia, laddove è stata rifiutata l’accoglienza a 11 donne e 8 bambini, noi confidiamo che non accadano mai in Sicilia, con l’impegno di tutti, quello dei cittadini che sono chiamati a fare propria la cultura del confronto, e quella delle istituzioni che dovono lavorare per l’ossequio della nostra Costituzione democratica e per il rispetto e l’attuazione della Carta dei diritti fondamentali dell’uomo
Il nostro dialetto, signor Presidente, come lei ben sa, sconosce la parola straniero, termine che noi mutuiamo dalla lingua italiana.
Noi consideriamo chiunque viva in Sicilia o che occasionalmente si trovi nella nostra Isola, non uno straniero, ma un cittadino, che in quanto tale, ha diritti e doveri.
Con questo spirito noi crediamo che possano essere abbattute violenza ed ostilità, che hanno alla base, diffidenze reciproche e integralismi contrapposti.
Grazie signor Presidente, per avere con la Sua presenza, valorizzato il grande riconoscimento che l’Unesco ha espresso nei confronti della città di Palermo e della Sicilia”.

Presente alle celebrazioni anche l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice che a Mattarella ha detto: “Signor Presidente, per me motivo di grande gioia e di onore rivolgerLe un saluto di benvenuto come Arcivescovo di Palermo, mentre oggi idealmente e tangibilmente consegniamo a questa nostra e Sua amata Città, e a quanti in essa “approdano” – perché a Palermo si approda, è un segno indelebile scritto nel suo nome: παν-όρμος (“tutto-porto”) – uno dei suoi itinerari più significativi dal punto di vista del patrimonio monumentale storico, artistico e religioso. Un patrimonio che condividiamo con le altre Città e Chiese sorelle di Cefalù, di Monreale e Piana degli Albanesi.

La stratificazione arabo-normanna – ha continuato l’arcivescovo – è una chiara espressione di feconda convivenza culturale, etnica e religiosa. Essa intesse e illumina il fascino policromo di Palermo che, come ebbi a dire nel mio primo incontro con questa Città il 5 dicembre scorso, giorno della mia ordinazione episcopale, conserva la «dignità di grande capitale europea, nella sua tradizione illustre di arte e di bellezza, nella sua natura originaria di culla di civiltà, di spazio umano felicemente contaminato da popoli e da culture diverse. Qui Oriente e Occidente davvero si sono incontrati».
Oggi, dinanzi a Lei che, in questo momento così delicato per la nostra Nazione rappresenta il chiaro riferimento ai valori inviolabili del Patto costituzionale, sento l’esigenza di ricordare a tutti la vocazione di pace, di incontro, di unità nel dialogo e nello scambio che Palermo si porta piantata nel cuore. Sento il bisogno di ricordare la sua indole di ponte tra le grandi culture – l’araba, l’ebraica e la cristiana – in un tempo storico così complesso e difficile, in cui si delineano inquietanti scontri di civiltà.
Qui, un tempo, l’acutezza araba, la profondità bizantina e la semplicità romanica si sono fuse quasi a dire e a voler significare per sempre che ogni popolo si porta dentro un ‘genio’ tipico della sua cultura e della sua storia, e che nella contaminazione con altri esso non ne esce indebolito o deformato, ma bensì arricchito e integrato. Contaminarsi è l’unica strada per conservarsi e durare. Chi lo dimentica, chi alza muri, chi si chiude all’altro dimostra non solo una mancanza di sensibilità umana, ma anche una notevole dose di insipienza e di ignoranza. Voglio ribadirlo con forza: nessuna comunità si conserva e si mantiene se non si contamina. E i cristiani per primi sono chiamati a testimoniare nella vita concreta di questa nostra Città la “bella parola” di Uno che ha scelto di contaminarsi con la carne del mondo, e che in questa contaminazione ci ha mostrato il vero volto di Dio: Gesù di Nazareth.
La valorizzazione dell’Itinerario Arabo-Normanno ci dà l’occasione di ricordare la grande storia di Palermo quale nucleo antico di un’unità profonda della nostra Italia, per un motivo preciso che papa Francesco ha richiamato nel suo Discorso per il conferimento del Premio Carlo Magno: «ritornare a quella solidarietà di fatto, alla stessa generosità concreta che seguì il secondo conflitto mondiale» , in un tempo in cui si accentuano e si costruiscono spesso motivi di divisione e di perdita di memoria della bellezza e della forza di un’Italia unita all’interno di un’Europa unita. Un’Italia e un’Europa «in cui essere migrante non è delitto, bensì un invito ad un maggior impegno con la dignità di tutto l’essere umano» ; dove si lavora uniti per generare processi virtuosi di inclusione e di trasformazione; dinamismi capaci di coinvolgere e mettere in movimento tutti gli attori sociali (istituzioni civili e religiose, gruppi e persone) nella ricerca di nuove vie di sviluppo e di soluzioni ai problemi attuali che, seppur gravi, non sono e non possono essere cosi insormontabili da scoraggiarci e da paralizzarci.
Oggi da Palermo – ha concluso Lorefice – si leva un altro segno di speranza per la nostra Italia e per il vecchio Continente, chiamato urgentemente ad esprimere, grazie al suo immenso patrimonio di cultura e di sapienza e in virtù del suo essere “ebbro di giorni” – come la Bibbia ama definire l’anziano – un nuovo umanesimo, «“un costante cammino di umanizzazione”, cui servono “memoria, coraggio, sana e umana utopia”» .
Oggi la Sua presenza, Signor Presidente, ci incoraggia a dare voce a quella energia morale e interiore «che Lei rappresenta e che è la vera forza di mutamento che abbiamo a disposizione».
Grazie Presidente per questa ennesima presenza nella Sua e nostra Palermo, foriera per noi di incoraggiamento e di speranza.

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