La Procura Generale ha chiesto l’assoluzione dell’ex sindaco di Palermo Diego Cammarata al processo d’appello nato dallo sversamento del percolato nella discarica di Bellolampo. Cammarata era stato assolto in primo grado.

L’assoluzione è stata chiesta anche per tutti gli altri imputati tranne che per Vincenzo Galioto, l’ex presidente del consiglio di amministrazione dell’Amia, la municipalizzata che gestiva la discarica, già prosciolto dal tribunale, e Orazio Colimberti, ex direttore generale della società e unico condannato in primo grado. Per Galioto sono stati chiesti 3 anni e 6 mesi, 3 per Colimberti. Gli imputati rispondevano a vario titolo di disastro ambientale, avvelenamento di acque, discarica abusiva, traffico di rifiuti.

A Cammarata e l’ex liquidatore dell’Amia, Gaetano Lo Cicero veniva contestata anche l’accusa di abuso d’ufficio, perché secondo i pm avrebbero rimosso illegittimamente il direttore di Bellolampo, Giovanni Guicciardi, per disaccordi sulla gestione della discarica.

Molti dei reati contestati vennero dichiarati prescritti dal tribunale. Tra gli imputati c’erano: Nicolò Gervasi, Aldo Serraino, Pasquale Fradella, Antonino Putrone, Fabrizio Leone, Luigi Graffagnino, Mario Palazzo. Il procedimento nasce da un’inchiesta sullo sversamento del percolato nella discarica di Bellolampo. Il liquido, secondo i consulenti dell’accusa, si sarebbe infiltrato nelle falde acquifere e in quattro pozzi privati della zona in cui vennero trovate tracce di solfiti, nitrati e metalli. Il liquame, inoltre, tracimato a valle, avrebbe inquinato il torrente Celona che alimenta il canale Passo di Rigano, le cui acque finiscono nel mare del quartiere Acquasanta. I pm, in primo grado, avevano chiesto condanne a mezzo secolo di carcere. La sentenza è prevista per il 18 gennaio.