Stop all’obbligo di firma nei confronti del sindaco di Bagheria Patrizio Cinque raggiunto dalla misura restrittiva della libertà la scorsa settimana nell’ambito di una inchiesta che riguarda tanto gli appalti e gli affidamenti per la raccolta dei rifiuti a Bagheria quanto l’abusivismo edilizio nella cittadina.

Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari  dopo aver ascoltato tutti gli indagati a iniziare proprio dal sindaco Cinque che aveva risposto ad ogni contestazione durante due ore di audizione.

La decisione è stata presa nonostante il parere contrario della Procura che chiedeva di confermare la misura restrittiva nei confronti del sindaco indagato per violazione di segreto d’ufficio, abuso d’ufficio e falso ideologico, insieme ad altre 22 persone.

I legali del primo cittadino, nella loro richiesta, avevano precisato di ritenere che il loro assistito avesse chiarito la sua posizione nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia.
Parere negativo anche per le richieste di revoca presentate dai legali degli altri indagati. Sotto inchiesta sono finiti anche il vicesindaco, dipendenti e funzionari comunali, imprenditori e un vigile urbano.
Il gip ha, però, deciso la revoca della misura nei confronti di Cinque che dopo aver risposto ai magistrati aveva anche fermato una manifestazione di solidarietà che gli attivisti stavano organizzando per lui.
Patrizio Cinque, che dopo la notifica dell’obbligo di firma si è autosospeso dal M5S, è indagato nell’ambito di una inchiesta che coinvolge 23 persone tra funzionari comunali, un vigile urbano, due imprenditori e l’ex commissario della città metropolitana.
I filoni di indagine vanno da presunte irregolarità nella gestione dei rifiuti, alle procedure amministrative per la gestione del palazzetto dello sport di Bagheria alla vicenda relativa alla casa abusiva del cognato del sindaco.
Dopo un lungo interrogatorio di garanzia in cui Cinque ha cercato di chiarire la sua posizione, i legali, Vincenza Scardina e Antonio Di Lorenzo, hanno chiesto la revoca della misura a cui il pm si è opposto.
Revocati anche l’obbligo di firma per l’ex commissario della città metropolitana Manlio Munafò, difeso dall’avvocato Marcello Montalbano, e la misura interdittiva della sospensione dal lavoro per il vigile urbano Domenico Chiappone, assistito dal legale Salvo Priola.

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