Cannabis ed epilessia. Pubblicato su “Epilepsia Open”, rivista ufficiale della International League Against Epilepsy, uno studio traslazionale frutto di una collaborazione tra Fondazione Ri.MED, Policlinico Umberto I di Roma, Università “La Sapienza” e Università di Amsterdam*.

Utilizzo della cannabis per uso terapeutico nella epilessie farmaco-resistenti: dallo studio di un caso clinico all’individuazione di una nuova molecola con attività antiepilettica.

Lo studio, di cui il Dr. Pierangelo Cifelli è primo co-autore, indica come la somministrazione controllata di cannabis in un paziente fortemente farmaco-resistente sia stata in grado di ridurre in maniera significativa il numero e la gravità delle crisi epilettiche, migliorando altresì la performance cognitiva, e questo senza effetti collaterali. Partendo dall’osservazione clinica di un paziente è stata in seguito individuata in laboratorio la molecola “cannabidivarina” e il suo possibile meccanismo d’azione.

L’epilessia è una condizione patologica caratterizzata da una anormale attività elettrica del sistema nervoso centrale. Le crisi epilettiche possono risolversi spontaneamente entro pochi minuti, ma a volte si ripetono ad intervalli ravvicinati, dando luogo ad una condizione definita di male epilettico, che richiede – soprattutto quando le crisi sono di tipo convulsivo – un approccio terapeutico immediato. Nelle situazioni più gravi può rendersi necessario il ricovero e il trattamento in regime di rianimazione. Nonostante negli ultimi anni le possibilità di terapia farmacologica siano aumentate, circa il 30% di questi pazienti risulta essere farmaco-resistente: per loro l’unico approccio possibile è quello chirurgico, con la rimozione del focus epilettogeno, ma si tratta di un intervento effettuabile solo in casi selezionati.

Il caso clinico descritto nello studio riguarda un ragazzo affetto da una forma molto grave di epilessia (encefalopatia epilettica) con decine di crisi epilettiche al giorno. Nessuna terapia farmacologica riesce a risolvere la condizione, per cui il paziente si sottopone ad intervento chirurgico, senza però ottenere beneficio. I genitori del ragazzo decidono, in maniera indipendente, di provare a somministrare cannabis sotto forma di tisana come ultima terapia possibile. Nel giro di 4 giorni la condizione clinica del paziente evidenzia una significativa riduzione delle crisi epilettiche e un miglioramento delle perfomance cognitive. Presso il reparto di epilettologia del Policlinico Umberto I vengono quindi effettuati i test per valutare le concentrazioni ematiche di diversi cannabinoidi, un’accurata valutazione elettroencefalografica e i test cognitivi. I risultati ematici mettono in evidenza un cannabinoide ancora poco conosciuto e studiato, la cannabidivarina.

“Dall’osservazione clinica” spiega il Dr. Cifelli “siamo passati alla fase sperimentale, riuscendo a mettere in evidenza un nuovo meccanismo di azione relativo alla cannabidivarina. Nello specifico, abbiamo dimostrato come questa molecola, priva di effetti psicoattivi, sia in grado di modulare la risposta GABAergica mediata dai recettori GABAa. I risultati di questo studio”, continua il ricercatore Ri.MED “aprono interessanti prospettive. E’ importante proseguire le ricerche sui potenziali terapeutici dei fitocannabinoidi, in modo da colmare il gap scientifico degli ultimi 40 anni”.

Grazie ad un accordo tra Ri.MED e l’Università La Sapienza, il Dr. Cifelli svolge attualmente la propria ricerca presso il Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia diretto dalla Prof.ssa Palma, dove sono già in cantiere ulteriori progetti: “intendiamo studiare le interazioni tra farmaci antiepilettici e fitocannabinoidi e il loro possibile utilizzo nelle epilessie infantili fortemente farmaco resistenti” spiega Cifelli. “La ricerca è la base per cercare di elucidare i meccanismi di queste molecole, di guidare lo sviluppo di una terapia completa, basata su più farmaci; dovremo inoltre verificare i risultati su un campione di pazienti significativo: una strada percorribile solo grazie alla collaborazione tra ricerca di base e clinica”.

Parole che premiano l’approccio traslazionale promosso dalla Fondazione Ri.MED: un modello gestionale pubblico-privato che supporta il collegamento tra enti di diversa natura, tra Italia ed estero e tra laboratorio e pazienti. Grazie a partner quali l’Università di Pittsburgh, UPMC e CNR, alle strategiche collaborazioni internazionali e alla selezione dei più promettenti ricercatori, la Fondazione Ri.MED sta iniziando, ancor prima dell’apertura del proprio centro di ricerca in Sicilia, a produrre proprietà intellettuale, brevetti e vere e proprie rivoluzioni nella traslazione clinica dei risultati scientifici.

Il Dr. Cifelli presenterà in anteprima lo studio in occasione del decimo Simposio Scientifico annuale della Fondazione Ri.MED, che si terrà lunedì 17 ottobre a Palermo.

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