“Non mi sono mai occupato di procedure di appalti di nessun tipo né di progettazione né di esecuzione di lavori in nessun scalo italiano men che mai a Palermo che è la mia città.

Querelerò chi sostiene il contrario”. Lo dice il presidente dell’ Enac Vito Riggio commentando il contenuto di un’intercettazione, riportata da alcuni quotidiani, inserita nell’ordinanza del gip Walter Turturici sulle presunte irregolarità negli appalti per il restyling dello scalo Falcone Borsellino, che venerdì scorso ha portato all’emissione di quattro ordini cautelari e a dieci avvisi di garanzia.

“In Sicilia non ti scordare che fanno quello che gli pare”, diceva l’ imprenditore romano Carlo Damiani, titolare di una importante ditta di progettazione, che aveva deciso di non partecipare più alle gare bandite all’aeroporto di Palermo.

E si sfogava con il collega Sergio Gaudino, uno degli indagati sugli appalti a Punta Raisi: “Quando il committente vuole, con questa procedura, si sceglie praticamente già il progettista e in una terra come la Sicilia dove comanda Vito Riggio, e ovviamente Vito Riggio già gli aveva detto qui la deve vincere Tizio e Caio, capito?”.