“Una sistematica quanto capillare depredazione di risorse pubbliche attraverso un meccanismo criminale, nel quale l’ente di formazione depauperato della nobile funzione che in teoria ne avrebbe dovuto guidare l’azione, e’ divenuto il canale per garantire l’arricchimento di pochi”. Cosi’ i giudici di Messina nelle motivazioni della sentenza del processo “Corsi d’Oro 2” , l’inchiesta sulla formazione professionale.

“Il processo “e’ il ‘secondo tempo’ – scrivono – di un articolata attivita’ d’indagine che, all’esordio del presente dibattimento, era gia’ sfociata nella celebrazione di un processo parallelo”. I giudici della Prima sezione penale del tribunale di Messina ripercorrono il processo di primo grado che si e’ concluso il 23 gennaio 2017, con 23 condanne, e tra queste quella a 11 anni per Francantonio Genovese, parlamentare messinese ex Pd passato in Forza Italia.

Un meccanismo capillare che ha consentito di sfruttare ogni “ghiotta occasione per aggredire le sovvenzioni regionali e rivolgerle a vantaggio di coloro che degli enti stessi avevano acquisito il dominio”. Secondo i giudici le ragioni di tutto cio’ “appaiono fin troppo evidenti. Non e’ il desiderio di offrire una speranza di occupazione alle migliaia di giovani disoccupati che di regola privi di un personale bagaglio formativo, hanno intravisto nei corsi di formazione una concreta possibilita’ di riscatto, non e’ il perseguimento di alcun fine nobile. L’ente di formazione e’, per un verso, un imponente bacino cui attingere consenso elettorale (cio’ vale all’evidenza per l’imputato Genovese) e, per un altro verso, solo lo strumento per appropriarsi di denaro pubblico”.