Non può, una parte di vita e di passato di una persona, continuare ad essere una etichetta che le viene appiccicata addosso. “Questa è violenza privata, io sono una donna con una mia storia”.

A parlare è Rosi Pennino, candidata nel plurinominale di Siracusa nella lista di Forza Italia, con un lunga esperienza prima nei Giovani Democratici e poi nel Pd dal quale ha deciso di prendere le distanze.

Pennino, che durante la campagna elettorale delle ultime amministrative di Palermo era stata designata assessore da Ferrandelli, non ci sta e critica, con grande amarezza, quanto legge sui giornali su di lei.

Il riferimento è al suo essere “ex moglie” di Davide Faraone, sottosegretario alla Salute nonché il primo renziano di Sicilia, dal quale Pennino ha divorziato nel 2014.

“Questa storia dell”ex’ – spiega Pennino – è motivo di grande sofferenza, come se io nella vita non avessi fatto altro che essere la moglie di Faraone. So che lui la pensa come me, perché mi conosce bene e sa che sono una donna tenace e combattiva”.

Pennino racconta: “Ho iniziato a fare politica a 16 anni, nonostante provenissi da una famiglia umile e mio padre non capisse il mio impegno politico, credendo che dovessi dedicare tutto il mio tempo al lavoro per guadagnare il denaro necessario alla sopravvivenza. Ho lavorato, facendo grandi sacrifici, ho portato avanti innumerevoli battaglie, come quella contro il pizzo dell’acqua allo Zen. Ma di questo, molti sembrano essersi dimenticati”.

“Con Faraone – continua – ci siamo conosciuti giovanissimi. Credo di aver avuto la tessera del partito prima di lui. Abbiamo fatto un percorso insieme, poi le nostre strade si sono divise ma io ho continuato ad impegnarmi in quello che credo importante, ovvero la tutela dei diritti e delle pari opportunità. Il continuo riferimento all’ “ex moglie” mi ha stufato, credo – sorride amaramente – che quanto appartiene alla vita di una persona non debba essere messo continuamente in piazza. Io in piazza ci sono andata ma per cose ben più importanti: mi sono incatenata a piazza Politeama, dove ho anche dormito, per i diritti delle persone autistiche essendo madre di una adolescente che soffre di questa patologia.
Le mie battaglie, per il Pd, sono state spesso invisibili, per questo ho fatto una scelta sofferta aderendo ad uno schieramento politico che ha apprezzato i miei valori senza chiedermi da dove io provenga“.

E ancora: “Sono una persona che si è costruita da sola la sua vita individuale e politica. Ho avuto il coraggio di espormi con Forza Italia nonostante il mio lavoro alla Cgil perché credo che l’essere un buon sindacalista non c’entri con le tessere di partito. Il Pd ha approvato il Jobs Act e la Legge Fornero, e all’interno del sindacato ci siamo opposti”.

Pennino ribadisce di aver fatto le sue battaglie interloquendo con tutti ma di aver visto solo silenzio nel centrosinistra dal quale è rimasta assai delusa: “Io sono stata invisibile nel mondo da cui provengo, era quel mondo che apparteneva a me e non viceversa. C’è una ipocrisia di fondo che fa riempire la bocca di queste persone di rispetto della diversità, rispetto che poi non c’è”.

Da qui la decisione “di autodeterminarmi facendo la mia scelta. Ho preso il cuore e l’ho lanciato oltre gli ostacoli sapendo a cosa sarei andata incontro e affrontando le critiche dei leoni da tastiera. Purtroppo viviamo in un’Italia dell’ipocrisia, dove ognuno crede di avere in tasca la tessera della sensibilità”.

“Vi prego – conclude – non chiamatemi ‘ex’, è una cosa che fa male alla mia identità. Oggi è più importante vedere chi siamo e non da dove veniamo”.

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