Un affascinante percorso nella storia, alla riscoperta di due periodi storici, quello del regno normanno del XII secolo e quello di fine ‘800 della Belle Époque, accomunati nei fasti e nell’opulenza e che fecero di Palermo, per la seconda volta a distanza di 7 secoli, uno dei luoghi più belli e favolosi del Mediterraneo.

Un viaggio alla ricerca dell’atmosfera dei giardini e delle dimore di delizia riservati agli imperatori normanni ed alle loro corti del primo periodo, l’eleganza e l’estrosità del nuovo ceto agiato nobiliare ed imprenditoriale di fine ‘800 nel secondo.

La visita parte dal giardino di Villa Malfitano, parco variegato di flora e fauna che fu dimora splendida e lussuosa di una delle famiglie più importanti che si stabilirono in città alla fine del 1800, i Whitaker e che con i suoi dei sette ettari di frutteti, piante monumentali e colture rare conquistò il titolo di “secondo orto botanico” di Palermo. La Villa Whitaker, così come tanta altre ville di facoltosi industriali dell’alta borghesia di fine ‘800 e dei primi del ‘900 furono edificate nella zona chiamata “Olivuzza” che divenne sempre più vitale e popolata dopo l’apertura della via Dante nel 1891. La Piazza Principe di Camporeale è ancora oggi circondata da tanti palazzi storici, in parte privati ed in parte pubblici, testimoni di storie familiari e di possedimenti perduti.

Tra questi sono ancora presenti tre edifici distinti che formavano la Casa dei Florio all’Olivuzza: la Palazzina Florio, Palazzo Wirz e Palazzo Maniscalco Basile con l’aggiunta del Villino Florio, residenza di Vincenzo Florio e magistrale opera liberty di Ernesto Basile. Questo complesso di case facevano parte del vasto territorio posseduto dai Florio, la ricca famiglia di imprenditori, armatori ed industriali che spiccò nel panorama finanziario del primo novecento a Palermo, il cui stile di vita trasformò la città in una vera Capitale d’Europa, frequentata e ricercata da tutto il jet set internazionale. L’epopea dei Florio è entrata nella leggenda e nel mito ed ancora oggi segna un periodo che fu pieno di fascino per Palermo, di grande vitalità economica e di grandi progetti e speranze, che purtroppo svanirono assieme al declino della famiglia. Lo stesso declino che avvenne dopo il Regno dei Normanni e degli Svevi con Federico II, la cui intraprendenza e lungimiranza garantirono a Palermo circa 2 secoli di pacifica convivenza fra gli svariati popoli presenti, sviluppo delle arti, dell’architettura, dei commerci e quindi anni di prosperità.

Nell’ XI secolo i Normanni erano subentrati agli Arabi e da popolo incolto ma arguto, avevano presto assorbito cultura e maestria dai predecessori, avviato interventi migliorativi su tutto il territorio di loro dominio, edificato nuovi complessi edilizi e proseguito le loro opere ingegneristiche. Del popolo d’oriente avevano ammirato lo stile di vita, la ricerca dell’armonia, l’amore per gli elementi naturali e di questa ricerca di piacere furono oggetto i Palazzi di delizia che realizzarono nelle aree più floride di Palermo. Il vasto Parco del Genoardo (gennat al-ard= il Paradiso della Terra) era una vasta area verde che comprendeva, oltre al palazzo della Zisa, altri edifici quali il palazzo dell’Uscibene, La Cuba e la Cuba soprana con la Cubula, tutti circondati da splendidi giardini, irrigati ed abbelliti da fontane e grandi vasche, utilizzate anche come peschiere.

Il Palazzo Al-Aziz poi trasformato in Zisa, venne realizzato da maestranze arabe sotto il regno di Guglielmo I e completato dal figlio Guglielmo II, il Buono, nel 1167. L’edificio, sviluppato su tre livelli, aveva un complesso sistema di areazione e ventilazione che refrigerava naturalmente tutti gli spazi, anche grazie alla fontana le cui fresche acque scorrevano nella sala al piano terra. Al Palazzo erano collegati anche altri edifici di servizio come le terme e la Cappella della SS. Trinità risalente al 1175, la cui struttura superstite fu poi addossata alla settecentesca Chiesa di Gesù, Maria e S. Stefano. La cappella era in uso dai re Normanni e si collegata al Palazzo probabilmente con un passaggio coperto di cui restano ancora tracce. Dopo vari passaggi di proprietà ed un periodo di forte degrado con crollo di parti strutturali, il Palazzo arabo-normanno della Zisa così come il suo antistante giardino con vasche e fontane è stato recuperato ed oggi è Museo dell’Arte Islamica in Sicilia, gestito dalla Soprintendenza dei Beni Culturali.

Partecipazione a pagamento, solo su prenotazione,

Per info 3384512011 / 3387228775