Il neoeletto deputato regionale Edy Tamajo, accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, citato oggi per un interrogatorio dalla Procura di Palermo, che nei giorni scorsi gli ha notificato un invito a comparire, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

“Avrei preferito rispondere ma accetto l’imposizione dei miei legali che mi hanno consigliato di restare in silenzio”, ha detto uscendo dall’ufficio del procuratore aggiunto Sergio Demontis che coordina l’inchiesta a suo carico.

Il parlamentare di Sicilia Futura, lista di centrosinistra, tramite suoi collaboraori, pure indagati, secondo l’accusa avrebbe comprato voti pagandoli ciascuno 25 euro nel quartiere popolare di Ballarò. Alle ultime regionali Tamajo ha avuto oltre 13mila voti piazzandosi tra i tre più votati in Sicilia.

La scelta di non rispondere è frutto di una strategia difensiva: attendere che la Procura depositi le carte in suo possesso per evitare interrogatori alla cieca. Tamajo è difeso dagli avvocati Nino Caleca e Giovanni Castronovo.

I legali di Tamajo, inoltre, oggi hanno chiesto al tribunale del Riesame il dissequestro di tutta la documentazione sequestrata nel comitato elettorale dell’indagato. La Guardia di Finanza ha portato via una serie di scritti, una sorta di “contabilità” delle preferenze previste. La prima “discovery” delle carte in possesso della Procura avverrà proprio davanti al tribunale del Riesame.

Tamajo, sabato scorso dopo la diffusione della notizia dell’inchiesta, aveva replicato su facebook annunciando che dopo quel post sarebbe rimasto in silenzio. Sui social network si erano, però, scatenati i suoi sostenitori

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