E’ guerra bipartisan alla sanatoria contenuta nel testo unico edilizia del Parlamento siciliano. Così come bipartisan è stata l’adesione all’emendamento Fazio che propone di regolarizzare gli immobili costruiti nella fascia dei 150 metri dal mare e che sarebbero stati realizzati in ‘buona fede’ ma che rischiano di essere dichiarati abusivi per recepimenti parziali e confusioni normative, anche il no all’ipotesi di condono  viene da tutte le parti politiche.

Domani l’Ars si pronuncerà definitivamente sul testo unico edilizia della Sicilia che contiene anche la norma voluta dal deputato Girolamo Fazio. Bocciata una prima volta in commissione la sanatoria è stata modificata e sposata da altri deputati anche di maggioranza e nella nuova versione è passata dalla Commissione e si appresta a passare dall’aula insieme al voto finale al testo unico.

Contro sono piovuti appelli, lettere degli ambientalisti al Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone che promette di pronunciarsi su una eventuale incostituzionalità prima del voto, al Ministro dell’Interno Angelino Alfano, al Presidente del Consiglio.

Il governo è pronto a impugnare il testo unico edilizia se diventerà legge con una ipotesi di condono al suo interno, annuncia il Ministro dell’Ambiente Galletti: “Siamo pronti a impugnare dinanzi alla Corte costituzionale ogni legge che permetta condoni edilizi – ha detto -. Questo vale in tutta Italia e dunque anche per la Sicilia, dove si sta tentando di passare un colpo di spugna su decenni di abusivismo edilizio che deturpa l’ambiente costiero mettendo a rischio i cittadini”.

Gli abusi che si vorrebbe condonare con la norma inserita nel testo unico edilizia sono quelli compiuti fra il 1976 e il 1985 ovvero le case nella fascia dei 150 metri dal mare condonabili in base alla legge nazionale del ’85 ma che non sono state regolarizzate per una difformità di interpretazioni fra uffici burocratici e per una recepimento non chiaro delle norme in Sicilia. insomma chi sposa la norma sostiene che c’è una disparità fra i siciliani e il resto degli italiani dovuta a mala burocrazia e la vuole sanare.

Le domande di sanatoria giacenti in Sicilia sono 700 mila e muovono un consenso valutato in 22 mila voti. certo non sono tutte riferibili a questa ipotesi di costruzione, ma una norma di questo tipo genera certamente consenso. D’altronde è anche vero che la difformità dovuta a cattiva gestione burocratica esiste.

Mentre si costituisce il fronte pro-sanatoria, arrivano anche gli appelli contro. Un appello ai suoi arriva dal segretario del Pd di Palermo Carmelo Miceli:“Rivolgo un appello ai deputati regionali del Partito democratico affinché non si rendano complici di quello che potrebbe passare alla storia come il più squallido favore che i parlamentari regionali siciliani possano fare ai furbetti del mattone selvaggio, ai devastatori delle nostre coste, ai profanatori delle nostre bellezze paesaggistiche, agli aguzzini della speranza di uno sviluppo turistico sostenibile ed economicamente vantaggioso”.

“Votare a favore del condono edilizio – prosegue – significherebbe innanzitutto rinnegare i valori della legalità e della tutela del territorio propri del Partito democratico, ovvero essere indifendibili, tanto dal punto di vista politico, quanto da quello umano, di fronte all’ondata di sdegno di tutti quei cittadini onesti che hanno sempre rispettato le regole. Chi rappresenta il Pd all’interno delle istituzioni ha il dovere morale e politico di stare dalla parte della legalità. Non è un’opzione, è una conditio sine qua non. E’ anche con il coraggio di votare contro un provvedimento così palesemente impopolare e nefasto per la nostra terra – conclude Miceli – che si contribuisce a sconfiggere l’orda dell’anti politica che rischia di invadere le nostre istituzioni”.

“Viva preoccupazione” viene esprressa anche dalla Consulta degli Architetti “contraria ad ogni forma di condono che regolarizzi lo scempio che è stato fatto delle nostre coste e “sperano che il Presidente Ardizzone possa dichiarare
l’inammissibilità di un emendamento che, qualora inopinatamente approvato, metterebbe, tra l’altro, a rischio l’approvazione del disegno di legge di recepimento del Decreto Legislativo 380/2001 sul quale gli architetti siciliani sperano e per il quale si sono prodigati, accanto alla IV Commissione Parlamentare, per ottenere un testo che fosse il più ampiamente condiviso”.