Otto regioni italiane, fra cui la Sicilia non hanno ancora aggiornato, come invece le norme Ue prevedono debba essere fatto ogni sei anni, i loro piani per la gestione dei rifiuti risalenti al 2008 e per questa inadempienza l’Italia rischia ora di essere deferita alla Corte di giustizia.

Lo ha reso noto la Commissione Ue, annunciando l’invio all’Italia di un parare motivato nel quale chiede al governo di intervenire entro due mesi per sanare la situazione.

La redazione di piani aggiornati per la gestione dei rifiuti a livello regionale, ricorda la Commissione in una nota, è necessaria per ridurre l’impatto sulla salute umana e l’ambiente, ma anche per migliorare l’efficienza dell’utilizzo delle risorse. Inoltre, questi aggiornamenti servono per mettere al passo le strategie locali e nazionali con i progressi compiuti sul fronte legislativo nel campo, da ultimo, degli stimoli all’economia circolare.

Per Legambiente si tratta dell’ennesima figuraccia: “La Sicilia, di certo, non poteva mancare fra le regioni italiane bocciate dall’Unione Europea per i piani di gestione dei rifiuti troppo vecchi – dice Gianfranco Zanna -. In questi anni, il governo Crocetta ha detto di tutto e di più, ma la sostanza non cambia, e cioè il nulla. E così andiamo incontro all’ennesima pessima figura”.

Ma mentre si aprono nuove procedure di infrazione i sindacati se la prendono con le procedure del Comune di Bagheria: “Denunciamo l’illegittimità delle scelte della giunta municipale del Comune di Bagheria, che ha pubblicato un bando per l’assunzione di personale da impiegare per il servizio di Igiene Ambientale – scrivono in una nota Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Fiadel e Ugl, che annunciano la presentazione di un esposto denuncia alle Procure della Repubblica di Palermo e Termini Imerese, nonché alla procura della Corte dei Conti, rilevando che “il bando  – si legge nel testo  – si pone in violazione della normativa regionale sulla gestione del ciclo integrato dei rifiuti (L.R. 9/2010 e successive modifiche e integrazioni), nonché delle ordinanze del Presidente della Regione siciliana in materia e dei vigenti  accordi regionali quadro siglati tra governo regionale e parti sociali”.

“Si ravvisano inoltre,  profili di potenziale danno erariale determinato dalla inosservanza degli obblighi contrattuali da parte del comune di Bagheria in quanto socio del consorzio Coinres, come quello previsto dalla legge di utilizzare tutto il personale dipendente al 31/12/2009 , nonché dell’accordo quadro regionale siglato con le parti sociali nel 2013, e dei principi ribaditi anche dalla   ricognizione fatta dalla stessa Società di Regolamentazione Rifiuti (Srr Palermo Area Metropolitana) cui il Comune di Bagheria è ad oggi socio ex legge”.  Il bando, continuano i sindacati, “presenta profili di irregolarità anche dal punto di vista della normativa contrattuale che prevede di applicare al personale”. “Questo atteggiamento dell’amministrazione – concludono i sindacati – non fa altro che alimentare l’inasprimento del  disagio sociale, generato dalle aspettative occupazionali dei lavoratori ex Coinres, contribuendo inoltre alla crescita di bacini di precariato, in un contesto socio-ambientale già fortemente provato da simili emergenze sociali”.

Ma non finisce qui. Le Società per la Regolamentazione dei Rifiuti che non hanno, ancora, avviato il processo di trasferimento dei lavoratori dai vecchi Ato alle nuove Srr rischiano, da oggi, di essere commissariate. Questo stabilisce la nuova ordinanza 1/rif 2017, firmata il primo febbraio scorso dal presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, integrata dalla 2/rif 2017, che aveva concesso, una proroga di quindici giorni finalizzata all’avvio delle pratiche per il traghettamento del personale alle nuove strutture.

“Si tratta di un provvedimento che aumenta la condizione di confusione istituzionale, già in atto, – dicono Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale di Anci Sicilia – delineando un quadro, se possibile, ancora più complesso e disorganico, che non agevola certamente il passaggio alle nuove forme di gestione. Ma ciò che è più grave incide sull’autonomia istituzionale e finanziaria dei Comuni, il cui ruolo verrebbe esautorato da un soggetto esterno che impegnerebbe finanziariamente i comuni nella creazione di società in house, che replicherebbero, in sostanza, gli ex ATO”.

“I provvedimenti di proroga concessi e i temuti commissariamenti dei prossimi giorni – continuano Orlando e Alvano – non potranno certamente accelerare la gestione integrata dei rifiuti in Sicilia, ma creeranno un ulteriore impasse in attesa che venga approvato il ddl di riforma che è attualmente fermo nelle commissioni di merito all’ARS”.

“Per intervenire efficacemente nella ottimizzazione di un servizio vitale per la salute pubblica, come il servizio integrato dei rifiuti, non è necessario ricorrere alle ordinanze, strumento utile e indispensabile per gli eventi imprevedibili, è auspicabile, invece, un’adeguata programmazione fatta di provvedimenti strutturali che mantengano l’autonomia gestionale e finanziaria di ciascun ente”.

“Interventi straordinari e farraginosi possono solo contribuire alla paralisi dell’intero sistema dei rifiuti in Sicilia – conclude Orlando- con il rischio concreto che si inneschi una nuova emergenza rifiuti, come quella dell’estate scorsa e che avrebbe la grave conseguenza di mettere a repentaglio la salute dei nostri concittadini”.