Un’operazione contro l’immigrazione clandestina ha permesso agli agenti della squadra mobile della questura di Catania e del servizio centrale operativo di Roma di fermare 13 somali gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Sono accusati di avere fatto parte di un’organizzazione criminale composta prevalentemente da cittadini somali dedita al traffico di connazionali, giunti in Italia clandestinamente a seguito degli “sbarchi”, che venivano prelevati dai centri di accoglienza e condotti all’interno di appartamenti ubicati a Catania – veri e propri “centri di raccolta” – dove venivano illecitamente trattenuti in attesa che le rispettive famiglie, contattate telefonicamente, pagassero somme di denaro per la loro liberazione e la prosecuzione del viaggio verso la destinazione desiderata, in Italia o in Europa.

Le indagini si sono protratte dall’ottobre del 2015 al maggio del 2016. Nel corso delle investigazioni in distinte circostanze, sono stati “liberati” diverse decine di cittadini somali, di cui alcuni minori trattenuti dai sodali dell’organizzazione all’interno di abitazioni localizzate tra il centro della città e l’hinterland del capoluogo etneo.

L’operazione battezzata “Somalia express” ha permesso di ricostruire l’operatività di un’organizzazione composta prevalentemente da somali e specializzata nel traffico di connazionali, giunti in Italia attraverso gli sbarchi, e tra loro anche molti minori: venivano prelevati dai centri di accoglienza e segregati in appartamenti a Catania, in attesa che le famiglie, contattate telefonicamente, pagassero somme di denaro per la loro liberazione e la prosecuzione del viaggio verso la destinazione desiderata, in Italia o in Europa. Nel corso delle indagini sono state liberate diverse decine di persone. Dei tredici i fermi emessi, sei somali sono sfuggiti alla cattura; in manette cosi’ sono finiti in sette: cinque somali e due italiani. Il provvedimento è stato disposto per il pericolo di fuga degli indagati.

L’inchiesta è stata avviata il 10 ottobre del 2015, giorno in cui una donna somala residente a Milano denunciava il sequestro di un 16enne, tenuto segregato a Catania da alcuni connazionali che per il suo rilascio attendevano dai familiari della vittima il pagamento di una somma in denaro. Nel prosieguo delle indagini è stato scoperto che i somali tenuti segregati in attesa del pagamento, versavano nelle casse dell’organizzazione una cifra che variava dai 700 ai mille euro, denaro che veniva veicolato tramite pagamenti in carte prepagate o mediante il sistema di pagamento denominato “hawala”. Dalle indagini è stato rilevato  che l’organizzazione monitorava costantemente i flussi migratori subito dopo gli sbarchi inviavano un proprio emissario presso i centri di accoglienza della Sicilia e della Calabria per intercettare somali disposti a pagare somme per raggiungere le capitali europee. Due gli italiani, Salvatore Pandetta, 62 anni, e Sebastiano Longhitano, 64 anni, che mettevano a disposizione un servizio di trasporto tramite le proprie auto. Individuati a Catania, nell’hinterland, nove appartamenti utilizzati come centri di raccolta all’interno dei quali sono state trattenuti diversi cittadini somali. Al momento dell’irruzione della polizia sono stati rintracciati 37 cittadini somali di cui 3 minorenni in attesa di essere liberati e potere continuare il loro viaggio in Europa.

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