Il presidente è indagato per truffa, la Regione ha ritirato l’accreditamento e della cassa integrazione promessa non c’è traccia. Così il Commissario straordinario dell’Anfe avvia le procedure di licenziamento collettivo. Sono circa cinquecento i lavoratori che perderanno la loro occupazione su 611 attualmente utilizzati dall’Anfe.

Una procedura inevitabile, fa sapere informalmente il commissario straordinaro, l’ex senatore Costantino Garraffa. L’Anfe non è più in condizione di sopportare il costo di questa massa di personale e le attività che svolge non impegnano più di un centinaio di persone.

La vicenda Anfe inizia oltre un anno fa con una serie di cessioni e acquisizioni nel settore della Formazione professionale. Il più grande Ente di Formazione subisce la crisi generale del settore. Nonostante stipendi arretrati e difficoltà oggettive continua a cercare sviluppo e attività nuove.

Con l’avvento dell’Avviso 8 si comprende che il tempo di Anfe sta finendo. Per la prima volta la posizione in graduatoria non è utile ad ottenere i corsi. La situazione precipita il 12 gennaio quando la Guardia di Finanza arresta per truffa il Presidente Paolo Genco, l’ultimo re della Formazione.  In seguito gli troveranno a casa anche un tesoretto di lingotti d’oro nascosto in cassaforte. Lui, Genco, prima si autosospenderà e poi andrà via sostituito dal Commissario.

Oggi questo epilogo per i dipendenti che sancisce, forse,  il declino dell’Anfe

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