Il sabato sera si esce per stare in compagnia degli amici e divertirsi, ma può accadere di ritrovarsi in un incubo senza capirne il motivo. Spintoni e poi una raffica di calci e pugni.

E’ successo ancora alla Vucciria di Palermo, in uno dei luoghi caldi della movida della città, dove i giovani si riversano a migliaia ma spesso le forze dell’ordine non sono presenti.

Un giovane di nome Marco, che era in compagnia della fidanzata, è stato ferocemente picchiato da un branco di circa dieci ragazzini. L’unica ‘colpa’ di Marco, quella di aver cercato di sedare una lite. E’ lo stesso ragazzo a raccontare il suo dramma, in un lungo post-sfogo su Facebook che riportiamo integralmente:

“Sabato sera ho avuto l’ennesima dimostrazione di quanto la nostra amata città sia “eccitante” e civile. Mi sono ritrovato sotto una pioggia di calci, pugni e non so cos’altro, per mano di un branco di piccoli delinquenti. Così, senza una ragione, senza averne capito niente, senza nemmeno avere il tempo di realizzare e reagire in alcun modo. Così, solo perchè volevano divertirsi, per sentirsi forti, grandi, non rendendosi conto di quanto piccoli, minuscoli e infami in realtà fossero. In quel momento stavo soltanto cercando di dividere un amico da un’altra persona, perchè sono stanco e ho esaurito la pazienza per vedere in continuazione così tanto odio e squallore. Cercavo solo di pacare gli animi di qualcun altro, quando questa “baby gang” che non aveva niente a che fare ne’ con me, ne’ con il mio amico e ne’ con il terzo, è sbucata fuori dal nulla e con la scusa ha preso di mira il primo che gli è capitato sotto tiro, cioè io.

Non andavo alla Vucciria da quasi un anno ormai ed ero contento, alla prima occasione in cui ci ho rimesso piede ho assistito al degrado più puro sulla mia pelle e, ahimè, seppur in minor misura su quella della mia donna, tra l’altro l’unica a cercare di intervenire (cosa che non avrei mai voluto permettere).

Mentre io ero a terra, impotente, sotto una grandine di colpi e non potevo vedere e capirne niente. Sto bene in fin dei conti, poteva andarmi anche peggio. Mia madre mi ha fatto duro e dopo incessanti minuti ad incassare mi sono rialzato in piedi, dritto, fermo, elettrico, testa alta e dignità integra. Ho vari segni sulla faccia, la schiena fracassata, le gambe, le braccia, le spalle doloranti…ma le ferite più profonde non sono quelle fisiche, perchè quelle passeranno e mi renderanno ancora più duro.

No, non è quello che mi preoccupa, che mi inquieta, che mi fa arrabbiare e mi demoralizza; è la povertà d’animo, d’intelligenza, di virtù e di valori, di cultura e di rispetto, di UMANITA’, quello che mi terrorizza e che mi conferma che siamo in tempi sempre più bui, tristi e disperati. Non me lo merito, non ce lo meritiamo, sono una persona buona e non stavo facendo del male a nessuno, anzi, cercavo proprio di evitarlo.

Un giorno, ne sono certo, ognuno riceverà il conto di quel che ha seminato, perchè altrimenti l’universo non ha senso di esistere.
Confido in questo. Devo crederci. Nella vita ci vogliono le palle, e avere le palle non vuol dire scagliarsi in 10 contro una persona, picchiare una donna, non rispettare i più grandi, essere al di sopra delle regole…no, piccoli miei, queste sono solo manifestazioni di vigliaccheria, nella sua forma più crudele e infame che esista. Siete piccoli dentro, vuoti, stupidi e senza un futuro, agnelli travestiti da lupi, smarriti. Vorrei provare pena per voi ma non posso riuscirci. Non so spiegare a parole quel che provo per voi. Volevo solo rassicurare tutti e dirvi di non preoccuparvi perchè io, le palle, ce le ho. E di quelle vere. Guarirò in fretta e un giorno arriverà il mio momento, mi prenderò con la forza quello che mi spetta e guarderò al passato con un sospiro di sollievo. Io sorriderò mentre voi nuoterete in un mare di merda, perché non è altro quel che meritate. Vigliacchi”.

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