Dopo aver lavorato 15, anche 20 anni e più, per una grande azienda, non sanno cosa ne sarà del proprio futuro.
Sono gli ex dipendenti della Lear Corporation, una multinazionale americana, tra gli stabilimenti dell’indotto Fiat di Termini Imerese.

La Lear Corporation produceva interni per auto, soprattutto sedili. Dava occupazione a 150 operai più dieci amministrativi. Sono stati tutti licenziati 3 anni fa e collocati in mobilità. Per la maggior parte di loro questa forma di sostegno al reddito è terminata, per altri scadrà tra un anno. E dopo? Nessuno sa dirlo.

Per questo motivo, gli ex operai stamane si sono riuniti in sit-in davanti il Dipartimento regionale del Lavoro, che si trova in via Praga a Palermo, in concomitanza dell’incontro previsto tra la dirigente del dipartimento, Maria Antonietta Bullara, e l’assessore regionale alle Attività produttive, Mariella Lo Bello. Sul posto anche un ingente dispiegamento delle forze dell’ordine, perché si temono tafferugli.

La speranza degli ex operai, che hanno poca voglia di parlare, è che la mobilità venga prorogata, ma chiariscono: “Noi non vogliamo assistenzialismo, vogliamo lavorare. Ma chi ci assume?”. “Io ho 53 anni – dice uno di loro – e sono realista, quante possibilità ho di inserirmi nuovamente sul mercato del lavoro?”.

Sono stati licenziati, ma forse non poteva che finire in questo modo. La loro analisi è lucida e attenta. “Gli americani – spiega ancora un ex operaio – sono gente seria, come lo erano i nostri dirigenti. Quando hanno capito che il salvataggio di Fiat sarebbe stato una farsa, se ne sono andati. E hanno fatto bene, lo dico anche a mio discapito. E poi, con questi politici che abbiamo noi, che sono tutti chiacchiere, come fa un imprenditore a fidarsi? E’ normale che l’azienda, prima di perdere, ha chiuso ed è andata a investire altrove”.