Costretti a pagare per avere cibo prima della partenza dalla Libia: e per chi non aveva abbastanza denaro, la morte di stenti.

E’ la ricostruzione fatta dagli agenti della Squadra Mobile di Ragusa dopo l’ennesimo sbarco al Porto di Pozzallo. I 143 migranti partiti dalle coste libiche sono arrivati in Sicilia guidati da un solo ‘scafista’ di nazionalità gambiana che è stato fermato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

I migranti sopravvissuti, ascoltati come testimoni, hanno riferito di violenze e di persone morte perché non avevano abbastanza soldi per pagare.

Dopo la segnalazione alla MRCC di Roma, le unità navali della Guardia Costiera CP302 e CP310 hanno soccorso un gommone con a bordo 143 migranti in precarie condizioni di galleggiabilità.

Sbarcati a Pozzallo, i testimoni hanno subito riferito delle responsabilità dello ‘scafista’ indicando tra le foto mostrate, quello che era stato al timone lungo tutto il viaggio. I migranti oltre ad avere individuato lo scafista, hanno anche riferito di violenze inaudite subite in Libia. All’interno dei capannoni, comunemente chiamati connection house, i trafficanti libici non davano cibo a chi non pagava. Non solo li tenevano chiusi sotto la manaccia delle armi ma, per mangiare li obbligavano a pagare altrimenti niente. Per questi maltrattamenti e per denutrizione, i migranti hanno riferito che due giovani ragazzi sono morti prima della partenza.

Solo nel 2017 sono 32 gli scafisti fermati in provincia di Ragusa. Lo scorso anno sono stati arrestati 200 scafisti dalla Polizia Giudiziaria. I 143 migranti provenienti dal centro Africa sono stati ospitati all’Hot Spot di Pozzallo per essere visitati, identificati e trasferiti in altri centri.

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