“Ho grande rispetto per i partiti, tutte le forze politiche avranno il diritto di offrirmi una rosa di candidati, se dovrò sceglierne due chiederò 4 nomi, se tre, ne chiederò 6 e sarò io a valutare chi potrà essere candidato migliore a far parte della mia giunta”, dice Nello Musumeci a proposito della composizione della sua giunta, nel corso dell’intervista pubblica con il direttore di Panorama Giorgio Mulè per Panorama d’Italia a Ragusa.

“Non conosco vita morte e miracoli di tutti, non sempre gli uomini politici e i partiti sono dotati di strumenti conoscitivi particolari, ci muoviamo su terreno minato. Poi siccome solo il Vangelo e i 10 comandamenti non sono modificabili, dovessero emergere problemi inviterò gli eventuali interessati ad andarsene o provvederò io stesso. Io mi gioco la credibilità e lo faccio mettendo a profitto ogni mia competenza e ogni mia energia fisica, morale e intellettuale”.

Quanto ai nomi, “l’unico tecnico suggeritomi è il professor Armao, docente all’università di Palermo, avvocato amministrativista. Me lo ha suggerito Berlusconi, per unire le forze e scongiurare meglio una vittoria grillina. Ho pensato fosse giusto aprire dialogo con professor Armao, gli ho offerto la vicepresidenza, un ruolo di grande dignità, tra l’altro si occupa di economia. Poi ci saranno il professor Lagalla, già rettore dell’università, e Vittorio Sgarbi che conosce patrimonio culturale siciliano come nessun altro tra i non siciliani. Starà forse due o tre mesi, ma lo faremo lavorare per fargli dare il massimo, ha talento ed è sregolato come tutte le persone geniali e sono contento di averlo in giunta”.

“Restituiremo le provincie alle loro funzioni e alla loro dignità”: così Nello Musumeci ha salutato, a Ragusa, il commissario della provincia Dario Cartabellotta presente in sala, riallacciandosi alla propria esperienza di presidente della provincia di Catania. Musumeci, aprendo l’intervista con Panorama a Ragusa, ha parlato del tema degli impresentabili.
“Se i siciliani si sentono delusi della politica – ha detto, alludendo ai risultati di un’indagine demoscopica della Mondadori – hanno ragione ma io mi sento deluso dagli elettori siciliani perché il ceto politico non è altro che lo specchio di una società. Ognuno in cabina elettorale scrive un nome e un voto, senza alcuna pistola puntata alla tempia. Se voti per i mascalzoni, te li ritrovi eletti, se voti per le persone perbene è chiaro che ti trovi un ceto politico di persone perbene. Noi politici siamo il risultato, voi elettori siete la causa, non perdiamo di vista questo dato. Voi comandate la domenica, noi siamo sul giornale il lunedì. In Sicilia gli impresentabili ci sono da 70 anni, e nessuno si è mai scandalizzato. Ricordiamoci che il mascalzone politico in Sicilia veniva chiamato uno ‘unu spertu’… il politico onesto che non faceva favori veniva chiamato ‘cristiano bono ma nun cunta’.
E quando dicevo di qualcuno che era un tangentista mi dicevano “è uno che mangia e fa mangiare”. Questa è la complicità di una parte del popolo siciliano nella degenerazione morale che ci siamo tenuti per 70 anni”.

Noi siamo un popolo rassegnato, nel nostro dialetto non esiste il tempo futuro”, ha detto Nello musumeci, neopresidente della Rebione Sicilia, concludendo a Ragusa la sua prima intervista pubblica, con Panorama: “Noi non abbiamo la coniugazione al futuro. Per dire: ‘domani andrò a Catania’, noi diciamo: ‘domani sugno o vaio a Catania’, al tempo presente. Ci è stato impedito di progettare, ci hanno fatto diventare rassegnati a vivere nell’aridità del pane quotidiano e questo per migliaia di anni si è trasferito di padre in figlio”. Ma come fare allora, la “buttanissima Sicilia” della provocazione letteraria a diventare “bellissima”, come nello slogan elettorale di Musumeci? “Intanto le due cose non sono in contraddizione”, ha risposto scherzando, “ma in realtà bellissima fuori lo è già, deve diventarlo dentro. Era già chiaro nell’auspidio di Paolo Borsellino alla vedova Schifani, quando le disse di non andare via, ‘un giorno vedrai che la Sicilia diventerà bellissima’, e dieci giorni dopo fu ucciso. Si riferiva a una bellezza interiore, una donna può essere bella fuori e acida dentro, o il contrario… ma vi debbo dire che l’obiettivo della politica dev’essere farla diventare bella dentro, attraverso un processo di conversione culturale che deve coinvolgere tutti noi siciliani, nessuno si tiri indietro, siamo tutti responsabili, e dobbiamo sentirci tutti protagonisti. Torno all’esortazione iniziale, tutti siano protagonisti di questa nuova fase. La Sicilia si gioca tutto in questi 5 anni. O sprofondiamo del tutto o comincia la ripresa, lenta ma inesorabile, che ci occorre. Io ce la metto tutta ma ho bisogno di ciascuno di voi”.