«Se potessi scegliere, vorrei rinascere in Sicilia, la terra di Sciascia, che considero il mio maestro». A testimoniare tanta affinità elettiva è lo scrittore comasco Andrea Vitali, protagonista a Pantelleria della seconda tappa della rassegna itinerante promossa nelle Isole minori dall’Assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, guidato da Anthony Barbagallo. Una manifestazione di notevole caratura, organizzata da Taobuk, il festival fondato e diretto da Antonella Ferrara, che ha invitato l’autore per la presentazione in prima nazionale del romanzo Bello, elegante e con la fede al dito, edito da Garzanti.

«Con Andrea Vitali – sottolinea l’assessore Barbagallo – abbiamo confermato il successo riscosso da Alessia Gazzola a Salina. Un altro scrittore che domina le classifiche, con milioni di copie vendute, ha scelto la meravigliosa Pantelleria per presentare in prima nazionale il suo romanzo fresco di stampa. Un evento nell’evento, che abbiamo fortemente voluto per valorizzare l’estrema insularità dell’arcipelago siciliano, meta di un turismo balneare che merita un’offerta più ricca sul versante culturale. A tal fine abbiamo pensato a creare collegamenti non solo logistici, ma prima ancora progettuali, puntando proprio sulla forza centripeta della cultura».

L’atteso appuntamento ha aperto la seconda delle tre serate della “Notte bianca della poesia”, patrocinata dal Comune e organizzata dal comitato Preziosa Pantelleria, con la presidente Vita Angela Accardi chiamata a fare gli onori di casa di una bella iniziativa che cresce di edizione in edizione (siamo alla terza) e si avvale dell’impegno corale dei soci, in particolare Rosalia Silvia che ha elaborato il ricco programma e curato il contatto con gli autori, e ancora Simona Scialanga e Daniela Silvia, che promuovono anche le iniziative invernali.

La conversazione con Andrea Vitali ha percorso il fil rouge della poesia dei luoghi, da sempre fonte inesausta d’ispirazione, come ha ricordato in apertura Antonella Ferrara e come è avvenuto per questo “raccontatore”, così si definisce, che ambienta i suoi plot sulle sponde lacustri della città natale. Lo ha spiegato egli stesso al folto pubblico intervenuto nella splendida corte del Castello medievale per assistere all’incontro condotto da Angela Siragusa, appassionata lettrice e vicesindaco, in prima linea nella promozione della cultura e del turismo nell’isola dei giardini panteschi.

«Sono incantato dal fascino di Pantelleria, un microcosmo in sé compiuto come la mia Bellano», ha sottolineato Vitali. «Devo ringraziare mia madre per avermi fatto scoprire la suggestione del paesaggio. Quando avevo tredici anni mi fece “vivere” un tramonto su quel ramo del lago di Como. Da quel momento le mie radici hanno fatto sì che non potessi immaginare un’esistenza lontana da quello che è il topos della mia vita quotidiana e di quella immaginaria. Raccolgo le mie storie anche altrove, ma le trasporto a Bellano, un teatro dove qualsiasi dramma può andare in scena».

Angela Siragusa rilancia sulle analogie tra Bellano e Pantelleria: le dinamiche di paese, quel riconoscersi a qualsiasi latitudine, che è poi il miracolo dell’universalità della parola scritta. Un assist per Vitali, che spiega tra il serio e il faceto: «Come medico di base ho il privilegio di conoscere la vita dei miei concittadini di Bellano… dove naturalmente sono lo scrittore più venduto! Sono loro che mi offrono inesauribile materiale narrativo e ormai pretendono di intervenire nelle storie, correggendone i dettagli, identificandone i personaggi. E da loro mi vengono spunti per iniziare in maniera simenoniana: dal niente, da un dettaglio apparentemente irrilevante. Eppure io, uomo del Nord, mi sento al tempo stesso figlio del Mediterraneo e della Magna Grecia, per via della mia formazione classica e dell’assidua frequentazione con quei testi capitali che trasudano passioni assolute, le stesse che ancora oggi animano il genere umano e raccontiamo vestendole di altri abiti. Per consonanze analoghe sono molto legato alla letteratura siciliana, da Verga a De Roberto e via dicendo, fino a Consolo, Bufalino, Camilleri, passando, come ho detto, per la fondamentale lezione sciasciana».
Vitali chiarisce anche perché i suoi libri sono ambientati negli anni Trenta, come le inchieste del maresciallo Maccadò, fino al recente A cantare fu il cane: «Ho un profondo interesse per il primo Novecento e i rivolgimenti che apportò in letteratura, costume, politica. D’Annunzio, Carducci, i futuristi, l’avanguardia segnano il cambiamento da un’Italia liberale e paludata ad un’Italia rivoluzionaria. L’assenza di tecnologia imponeva il fervido uso dell’immaginazione, che si riverberava nella provincia, dove io sono cresciuto e dove la fantasia finiva per essere la via per conoscere il mondo. Il Ventennio, l’impero e le veline di Starace, l’avanspettacolo e la filodrammatica: questi ed altri elementi fanno da cornice alla mia narrazione, ma alla base c’è un fatto, o almeno il sentore di un pettegolezzo, perché dietro ogni storia immaginata c’è qualcosa di assolutamente reale».

Un balzo temporale in avanti, non oltre comunque gli anni ’60, Vitali lo compie nel nuovissimo Bello, elegante e con la fede al dito: quella vera all’anulare sinistro è un vezzo, o una sorta di depistaggio, che causerà dilemmi e patemi all’aitante scapolo intorno al quale ruota una vicenda appassionante, di cui non sveliamo altro ma sentiremo molto parlare. Intanto il tour delle presentazioni ha preso il via dall’isola dei dammusi: un altro primato di Taobuk, un festival che abbraccia ormai l’Isola madre e le altre che la circondano.