Per riportare la pace tra due gruppi che lamentavano lo strapotere di uno sull’altro è dovuto intervenire il boss latitante Matteo Messina Denaro che in quel periodo si trovava nel territorio di Marsala.

Due gruppi si fronteggiavano nel trapanese. Il primo faceva capo a Nicolo Sfraga, luogotenente imposto dalla capo famiglia di Marsala Vito Vincenzo Rallo, che poteva contare su Domenico Centonze, Calogero D’Antoni, Giuseppe Giovanni Gentile e Simone Licari. L’altro gruppo era composto da Vincenzo D’Aguanno sostenuto da Michele Lombardo, Alessandro D’Aguanno e Andrea Antonino Alagna. Due gruppi sotto il controllo di Rallo, ma in guerra tra loro.

Secondo quanto accertato dalle indagini Vito Vincenzo Rallo per dirimere i conflitti tra i due gruppi poteva contare sul nipote Aleandro Rallo e e il contributo di Massimo Giglio e Michele Giacalone. E’ stato lo stesso Nicolò Sfraga capodecina della cosca trapanese a delineare quanto succedeva nel marsalese nei primi mesi del 2015.

Le conversazioni intercettate facevano inoltre emergere lo svolgimento di veri e propri summit quantomeno mandamentali, volti, tra l’altro, a dirimere le insorgenti conflittualità tra gli affiliati, per garantire il mantenimento di un sostanziale status quo dell’organizzazione criminale.

Il 5 gennaio del 2015 Nicolò Sfraga incontra Vincenzo D’Aguanno per comunicare gli ordini di Matteo Messina Denaro.

Lo scontro era sul controllo dei lavori edili che si stavano realizzando in contrada Paolini di Marsala. D’Aguanno era entrato in contrasto con Michele Giacalone e con Ignazio Lombardo detto “U Capitano”, luogotenente dell’anziano uomo d’onore marsalese Antonino Bonafede. Matteo Messina Denaro si lamentava per questi contrasti che indebolivano l’organizzazione e poteva portare a nuovi arresti come già avvenuto a Castelvetrano quando le forze dell’ordine portarono in cella Anna Patrizia Messina Denaro, Francesco Guttadauro, Girolamo Bellomo. Sorella e nipoti del latitante arrestati nell’operazione Eden 1 e Eden 2.

Nel corso dell’inchiesta è emerso che il capo famiglia Rallo è intervenuto anche per dirimere contrasti a San Giuseppe Jato.

Nel 2015 Ignazio Bruno (reggente della famiglia e del mandamento di San Giuseppe Jato) e Vincenzo Simonetti (consigliere della famiglia mafiosa di San Giuseppe Jato) si recavano a Marsala per effettuare diversi incontri con Rallo. In occasione dell’appuntamento il 5 luglio del 2015 Bruno e Simonetti incontravano di nuovo Rallo. Nella zona dell’incontro, un terreno a Marsala, i Ros avevano piazzato le microspie.

Le indagini hanno fatto luce sull’attività dell’imprenditore mazarese Fabrizio Vinci, legato come sottolineano gli investigatori a Andrea Manciaracina.

Vinci avrebbe operato con il sostegno di Vincenzo D’Aguanno e Michele Lombardo con il beneplacito di Epifanio Agate (figlio del defunto boss mazarese Mariano Agate) e Vito Gondola detto “coffa” (reggente del mandamento investigato), avviava svariate iniziative economiche volte all’acquisizione di una posizione di sostanziale predominio nel mercato delle forniture di conglomerati cementizi nell’area marsalese(in particolare con l’acquisizione della For Edil  ed il controllo della Calcestruzzi Romano.