“La Commissione centrale che si occupa dei testimoni di giustizia, di quelli cioè che come me non hanno commesso reati, a differenza dei collaboratori di giustizia o pentiti, che scegliendo di parlare hanno un vantaggio, non ha la minima idea di come è la nostra vita. La vita del testimone viene distrutta. Sono, infatti, soltanto una ottantina, in Italia, i testimoni di giustizia. I pentiti, invece, sono più di 6 mila”.

Ad affermarlo, a Marsala, nel corso della presentazione dei candidati del M5S della provincia di Trapani alle prossime elezioni politiche del 4 marzo, è stata Piera Aiello, che concorre per un seggio alla Camera dei deputati. “Ho avuto questa proposta di candidatura dal M5s e ho accettato perché mi sono riconosciuta nei loro valori di giustizia – ha aggiunto Aiello – Questo è un movimento giovane. In Parlamento c’è troppo vecchiume. Abbiamo dato finora fiducia a chi non lo meritava. Il mio programma? Primo, combattere la mafia sul territorio, cominciando dal 416 ter, il voto di scambio politico-mafioso. Occorre, poi, potenziare le forze dell’ordine. Proporrò, inoltre, più ore di lezione a scuola sulla cultura della legalità, con libri di testo su Falcone e Borsellino. Anche perché vedo che molti giovanissimi si esaltano quando vedono i film sui mafiosi”.

Piera Aiello, 50 anni, è cognata di Rita Atria, altra testimone di giustizia, che si suicidò una settimana dopo l’attentato di via D’Amelio, a Palermo, in cui morirono il procuratore Paolo Borsellino e i componenti della sua scorta. E proprio a Borsellino, quando il magistrato era procuratore capo a Marsala, Piera Aiella e Rita Atria svelarono i segreti della famiglia mafiosa di Partanna (Tp), di cui Vito Atria, padre di Rita e suocero di Piera, era uno dei presunti boss.