L’autopsia su Simona Cinà, la giovane pallavolista di 20 anni trovata senza vita nella piscina di una villa a Bagheria, durante una festa di laurea nella notte tra l’1 e il 2 agosto 2025, effettuata oggi, 7 agosto, ha confermato che la causa del decesso è l’annegamento, ma persistono interrogativi sull’esatto orario della morte.

Il primo esito dell’autopsia

L’autopsia condotta oggi ha accertato che Simona è morta per annegamento, con la presenza di acqua nei polmoni a confermare l’ipotesi iniziale. Tuttavia, l’orario esatto del decesso rimane un nodo irrisolto. Gli investigatori stanno analizzando i dati per verificare se il momento della morte corrisponda alla ricostruzione degli eventi fornita dai testimoni, che collocano il ritrovamento del corpo intorno alle 4:00 del mattino.

La vicenda si è svolta in una villa affittata a Mongerbino, frazione di Bagheria, dove circa 80 giovani partecipavano a una festa di laurea. Simona, studentessa di scienze motorie e pallavolista dell’ACDS Capacense, era arrivata alla festa con amici, condividendo momenti di allegria documentati in brevi video pubblicati sui social.

L’ultimo messaggio inviato alla madre è avvenuto intorno all’1:00. Alle 4:50, preoccupata per il silenzio della figlia, la madre ha contattato il suo cellulare, ricevendo una risposta da un ragazzo sconosciuto: “Simona sta male, venite subito”. Al loro arrivo, i genitori hanno trovato la figlia già senza vita, accanto alla piscina, con segni di un tentativo di rianimazione.

L’avvocato della famiglia

“Si deve adesso accertare se il malore sia stato provocato da una causa naturale, oppure se sia stato indotto da sostanze che la giovane ha ingerito o che qualcuno le ha fatto ingerire come droghe o alcool. Per questo dobbiamo attendere l’esame tossicologico. Presenteremo un’istanza alla procura per aumentare lo spettro degli esami anche a tutte le droghe sintetiche. Dall’esame è emerso che non c’erano patologie al cuore, anche se la procura chiederà tutta la storia agonistica di Simona”.

A parlare è l’avvocato Gabriele Giambrone che assiste la famiglia di Simona Cinà la giovane pallavolista morta a Bagheria durante una festa di laurea. “Quello che emerge dall’autopsia e che la ragazza morta annegata era viva quando è finita in piscina – aggiunge Giambrone – Per avere i risultati ci vorranno circa 30 giorni e 45 per quello tossicologico. I familiari cercano un po’ di pace e vorranno occuparsi solo di organizzare il funerale per Simona. Vogliono un po’ di intimità per elaborare questo grave trauma che hanno subito. Soprattutto adesso che hanno avuto la quasi certezza sulla causa della morte”.

La famiglia di Simona

“Dall’autopsia è emerso che Simona è morta per annegamento. Per stabilire le cause bisognerà però aspettare i risultati finali. Anche gli esami tossicologici. Gli esiti si conosceranno a fine agosto”. Lo afferma Gabriella, la cugina di Simona Cinà, la giovane pallavolista morta a Bagheria sabato scorso durante una festa di laurea, a conclusione dell’esame medico legale al Policlinico di Palermo.

Tutta la famiglia ha atteso l’esito degli accertamenti in un cortile dell’istituto di medicina legale. L’esame è iniziato attorno alle 10 e gli avvocati e i consulenti di parte sono usciti attorno alle 13. 30. L’avvocato Gabriele Giambrone e il consulente di parte Fabrizio Ammoscato sono stati insieme ai familiari più di mezzora a chiarire quanto emerso dall’autopsia eseguita da Tommaso D’Anna, Simona Pellerito, Emiliano Maresi e Giuseppe Lo Re.

“Quello che bisognerà capire è se questo annegamento è stato causato per un malessere o causato da qualcos’altro – aggiunge la cugina – abbiamo detto che è difficile pensare che una ragazza sportiva che sa nuotare così bene non sia riuscita a salvare, e che anneghi in questo modo in una piscina alta massimo due metri. Dobbiamo quindi sapere se è stata male e poi è caduta in piscina e poi morta per annegamento e perché se ha perso i sensi ed è caduta in acqua. No, abbiamo fiducia nella magistratura e in quello che sta facendo”.