Giovanni Pizzo

Ex assessore della Regione Siciliana, scrivo su vari quotidiani. Laureato in economia e commercio

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Alla fine la buona sostanza della manovra finanziaria estiva all’Assemblea regionale è passata. È passata la norma sulle riduzioni delle liste di attesa negli ospedali siciliani ed il finanziamento della legge sulla povertà, insieme ad altre norme su siccità e aiuti ai comuni per rifiuti e videosorveglianza. Non sono passate tutte le norme che riguardano precisi intendimenti di posizionamento politico del governo, come la cosiddetta norma dei laghetti, l’immobile di via Cordova e la legge sull’editoria, considerata dai franchi tiratori una mancia per la stampa amica e non una norma di sopravvivenza di libertà di opinione, e forse su questo bisognerebbe interrogarsi. 

I franchi tiratori dietro al voto segreto ci sono stati, anche se poi anche in ambienti di ambigua maggioranza si è votato la disposizione “tagliola” che ha consentito la riduzione del dibattito e fatto infuriare l’opposizione “imbavagliata”. Ovviamente i franchi tiratori sono parte della maggioranza, in parte sono “peones”, deputati, ce ne sono sempre stati, che vivono ai margini della coalizione, non hanno peso politico e vengono vessati da quelli che politicamente contano più di loro. Si nascondono dietro al voto segreto, per mandare messaggi a chi detiene il potere, a volte per rabbia e a volte per amori politici frustrati, non hanno il coraggio di fare delle dichiarazioni politiche chiare, alla luce del sole, e quando incontrano il potere governativo magari si inchinano pure al suo passaggio, salvo votargli contro. C’è del comico o grottesco in questi atteggiamenti, da commedia siciliana alla Franco Franchi onorevole, parodie della politica, come quando il bravissimo attore palermitano faceva l’imitazione del Pupo siciliano. Ma purtroppo tutto questo viene fatto a scapito dei diritti ed interessi legittimi dei cittadini, anche se gli stessi hanno votato i cosiddetti Franchi. Poi dietro le quinte dell’opposizione interna c’è altro, ci sono i burattinai che stanno mandando messaggi alla maggioranza, prima moneta (sottogoverni) e poi cammello (approvazione norme o affaire), perché non si fidano più dei compagni di coalizione, soprattutto di quelli in giunta, che secondo questi si fanno solo i fatti loro. 

Anche qui il messaggio, seppur più politico, sconta carenza di coraggio. Se questa maggioranza non sta in piedi, perché qualcuno ha troppo e qualcuno troppo poco, perché in soldoni di questo si tratta, lo si dichiari politicamente, e si passi ad un appoggio esterno, se non si vuole rompere definitivamente. Si abbia il coraggio di lasciare la giunta se non si approva la sua condotta. I siciliani, per risolvere i loro problemi in cui la politica avrebbe un ruolo, hanno bisogno e necessità di uomini, e non di caporali. Chi ha coraggio si faccia avanti, e dichiari il suo dissenso senza paludamenti. 

Ed il governo ed i vertici assembleari abbiano anche loro il coraggio di portare in aula l’abolizione del voto segreto, o altre norme che restituiscano dignità all’azione politica. L’opposizione, infine, invece di gridare ed imbavagliarsi con l’Hermes, vada meno a vertici col governo in Via Magliocco, e faccia il suo mestiere di chiara opposizione se vuole ritenersi differente da chi governa. Perché mostrarsi pedissequamente disponibile al confronto fa supporre che ci sia un comando, più che un governo, con cui andare a patti. Solo che in Sicilia, in politica, i patti non sono mai chiari e l’amicizia è sempre breve.

 

 

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