È partito da più fronti l’incendio che ha devastato Monte Cofano, la maestosa altura che domina Castelluzzo e Macari, frazioni di San Vito Lo Capo. A quasi un mese dal rogo del 25 luglio lo scenario che si presenta agli occhi è desolante: oltre 530 ettari ridotti in cenere, un paesaggio brullo che restituisce un’immagine quasi apocalittica.

In fumo non solo la vegetazione ma anche interi ecosistemi e habitat preziosi, un patrimonio di biodiversità della riserva naturale che, in poche ore, sono stati spezzati dalle fiamme. Attualmente, le riserve di Monte Cofano e dello Zingaro, come segnalato da una nota trasmessa dal comune, non sono fruibili fino a nuova comunicazione dello stesso. Un territorio distrutto, presumibilmente dalla mano dell’uomo e che ora conta i danni a cui tutti devono far fronte.

I roghi del 25 luglio

Il 25 luglio scorso la provincia di Trapani è stata teatro di un vasto incendio che ha avvolto Monte Cofano e le aree circostanti. Le fiamme, divampate da più fronti, hanno colpito con particolare intensità i territori di San Vito Lo Capo e Custonaci, creando momenti di grande apprensione tra la popolazione. Diverse abitazioni sono state evacuate ma nessuna di queste è stata colpita e danneggiata.

Un altro grave incendio si è verificato sul monte Platamone (Castelluzzo): per oltre 12 ore le fiamme hanno distrutto l’area portando via oltre 8 chilometri quadrati di vegetazione.  Le fiamme hanno avvolto per tutta la notte l’altura minacciando da vicino un agriturismo e alcune costruzioni rurali. I primi focolai sono stati avvistati intorno alle 14 di domenica 20 luglio, sul versante di Custonaci per poi raggiungere il Platamone.

Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco in concerto con la protezione civile e le squadre di soccorso. Per domare l’incendio  è stato necessario anche l’impiego dei canadair.

Schifani in sala operativa

“Ho seguito in costante collegamento con il comandante del Corpo forestale regionale, Tea Di Trapani, e con il capo della nostra Protezione civile, Salvo Cocina, a sua volta in contatto con il direttore regionale dei vigili del fuoco, l’evolversi degli incendi che hanno nuovamente colpito numerose zone della Sicilia, in queste ore di caldo estremo. Sono rimasto molto colpito dalle immagini della devastazione causata dalle fiamme in alcune località, come nel Trapanese, dove tante famiglie sono state costrette, per precauzione, a lasciare le loro case. A loro va la mia vicinanza. Allo stesso tempo, ringrazio quanti si sono prodigati prontamente per spegnere i roghi e per limitare i pericoli per la popolazione e i danni per l’ambiente. L’intero sistema antincendio – Vigili del fuoco, Corpo forestale, Protezione civile e volontari – ha operato in maniera lodevole e coraggiosa e ad essi va la gratitudine mia e dei siciliani. I numeri danno la dimensione di quanto avvenuto nelle ultime ore, a causa della mano criminale di piromani senza scrupoli” ha detto il presidente della Regione, Renato Schifani, in merito agli incendi che hanno colpito la Sicilia tra il 24 e la mattina di sabato 26 luglio, anche per la concomitanza di temperature estremamente alte e dei forti venti che hanno imperversato nelle aree più colpite.

La proposta della Confederazione Artigianato e piccola e media Impresa

“Non possiamo più assistere inerti a questa catastrofe annunciata – dicono il presidente della CNA Sicilia, Filippo Scivoli, e il segretario, Piero Giglione. I roghi stanno mandando in fumo ettari di boschi, coltivazioni e attività produttive, con danni incalcolabili per l’ecosistema e per l’economia dei territori colpiti. Chiediamo con urgenza l’attivazione di un protocollo di emergenza regionale che coinvolga tutti gli attori istituzionali, le forze dell’ordine, i volontari e le associazioni di categoria per prevenire e contrastare con efficacia questa piaga”.

La CNA Sicilia sottolinea come gli incendi rappresentino un duplice attacco al futuro della regione: da un lato, distruggono la biodiversità e il patrimonio naturalistico, dall’altro, danneggiano gravemente le imprese agricole, artigiane e turistiche, già in difficoltà dopo le crisi degli ultimi anni. “Ogni ettaro divorato dalle fiamme – proseguono Scivoli e Giglione – significa meno posti di lavoro, meno reddito per le famiglie e un ulteriore colpo alla reputazione della Sicilia, che rischia di essere associata all’immagine di un territorio insicuro e abbandonato a se stesso”.

Per questo, la CNA Sicilia avanza proposte concrete: potenziamento delle squadre antincendio con mezzi e risorse adeguati, anche attraverso fondi europei; piano di sorveglianza integrato con tecnologie avanzate per individuare i focolai in tempo reale; sanzioni severe per chi appicca il fuoco e bonifiche immediate delle aree colpite; sostegno economico per le imprese danneggiate, con procedure burocratiche semplificate.

“Non possiamo permettere – concludono i rappresentanti della CNA – che il futuro della nostra terra venga compromesso dalla miopia e dall’inefficienza. Chiediamo alle istituzioni regionali e nazionali di assumersi finalmente le proprie responsabilità e di agire subito, prima che sia troppo tardi”.