Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ricorda oggi, a trentaquattro anni dal suo assassinio, la figura di Libero Grassi, imprenditore che scelse la libertà e la dignità al posto della paura. Nato a Catania nel 1924 in una famiglia antifascista, portava già nel nome un destino di resistenza. La sua vita fu segnata dall’impegno civile e politico, dallo studio e dal lavoro, fino alla costruzione della Sigma, azienda tessile che dava occupazione a decine di famiglie.
Quando Cosa nostra tentò di imporgli il pizzo, Grassi ruppe il silenzio che per decenni aveva protetto la mafia. Con una lettera aperta al Giornale di Sicilia e con interviste televisive denunciò i suoi estorsori, affermando: «Io non sono pazzo: non mi piace pagare. È una rinuncia alla mia dignità di imprenditore». Era il gennaio del 1991 e Palermo non era pronta a quel gesto: ricevette ostilità dai colleghi, isolamento dalle istituzioni economiche, indifferenza da una società civile che preferiva tacere.
La mattina del 29 agosto 1991 venne ucciso con quattro colpi di pistola mentre si recava a piedi al lavoro. La città, che non aveva saputo difenderlo, si accorse troppo tardi del suo coraggio. Pochi mesi dopo le stragi di Falcone e Borsellino ne avrebbero confermato l’intuizione: la lotta alla mafia non poteva più essere rimandata.
Il suo sacrificio portò alla legge anti-racket e alimentò nuove forme di mobilitazione civile, come il movimento Addiopizzo. La moglie Pina Maisano continuò la sua battaglia, dentro e fuori le istituzioni, trasformando la solitudine di Libero in un impegno collettivo.
Oggi la figlia Alice denuncia il disinteresse dilagante della società civile e un’antimafia spesso parolaia. La mafia non spara più come negli anni delle stragi, ma continua a infiltrarsi nell’economia e a prosperare nelle aree di fragilità sociale. Per questo il messaggio di Libero Grassi resta attualissimo: la legalità non è retorica, ma capacità di offrire alternative, servizi, scuole e opportunità.
Il Coordinamento invita le scuole a raccogliere il testimone di questa testimonianza e a trasformare la memoria in responsabilità. Ricordare Libero Grassi significa educare alla libertà come scelta concreta, alla dignità come valore non negoziabile, alla cittadinanza attiva come unico antidoto all’indifferenza.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU
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