Un gruppo di esperti ONU accusa Israele di genocidio a Gaza. Cresce la pressione sulla UEFA, che potrebbe sospendere Israele da tutte le competizioni calcistiche europee già nei prossimi giorni.
Israele potrebbe presto affrontare una delle decisioni più dure mai prese dalla UEFA nei suoi confronti. Secondo quanto riportato da The Times, una larga maggioranza del comitato esecutivo dell’organizzazione europea del calcio sarebbe favorevole alla sospensione di Israele da tutte le competizioni continentali. La scelta potrebbe arrivare già la prossima settimana.
Il precedente più vicino è quello della Russia, esclusa nel 2022 da tutte le competizioni UEFA dopo l’invasione dell’Ucraina. Ora, la situazione si ripete — ma con protagonista Israele, da mesi al centro delle cronache per le operazioni militari in corso a Gaza.
Una richiesta forte da parte delle Nazioni Unite
A spingere UEFA e FIFA verso una decisione drastica è una dichiarazione della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite, che ha parlato apertamente di genocidio compiuto da Israele nella Striscia di Gaza. A questa dichiarazione si è aggiunto l’appello di un gruppo di esperti ONU, che ha chiesto la sospensione della nazionale israeliana e dei suoi club da tutte le competizioni sportive internazionali.
“Le organizzazioni sportive non possono ignorare gravi violazioni dei diritti umani”, si legge nella nota ufficiale. Un messaggio chiaro, che ha trovato sponda in molte federazioni nazionali europee. Secondo le fonti citate dal quotidiano britannico, “la stragrande maggioranza” dei membri UEFA si è già detta favorevole alla sospensione, ritenendola una risposta coerente rispetto alla decisione presa nei confronti della Russia solo tre anni fa.
Israele membro UEFA dal 1994: cosa succede ora?
Israele è membro della UEFA dal 1994. La sua affiliazione è sempre stata legata a motivazioni geopolitiche, che la tengono fuori dalla Confederazione asiatica. Tuttavia, gli eventi in corso a Gaza hanno riacceso un acceso dibattito all’interno della UEFA, con discussioni approfondite avvenute proprio nei giorni scorsi tra i vertici dell’organizzazione.
Nel frattempo, anche a livello di club la tensione è palpabile. Il Maccabi Tel Aviv, unica squadra israeliana ancora in corsa nelle coppe europee, ha già dovuto affrontare proteste e contestazioni durante le sue partite, come accaduto nella trasferta di Europa League contro il PAOK Salonicco. Il prossimo match è previsto il 6 novembre contro l’Aston Villa a Birmingham, ma la sua effettiva disputa resta in bilico.
Qualificazioni mondiali a rischio: Italia-Israele nel mirino
Uno dei nodi principali riguarda ora le qualificazioni ai Mondiali 2026. Sebbene siano organizzate dalla FIFA, la fase europea ricade sotto l’egida della UEFA. Una sospensione di Israele significherebbe, in pratica, l’esclusione automatica anche dal percorso di qualificazione.
Questo metterebbe a rischio due partite imminenti:
- Norvegia-Israele, in programma l’11 ottobre a Oslo.
- Italia-Israele, prevista per il 14 ottobre a Udine.
Entrambe le partite sono finite al centro delle polemiche. In Italia, diversi movimenti e associazioni hanno chiesto l’annullamento del match o l’organizzazione di iniziative simboliche contro la guerra a Gaza. Anche la federazione norvegese ha preso una posizione forte: “Non possiamo restare indifferenti di fronte alla sofferenza umanitaria e agli attacchi sproporzionati contro i civili a Gaza”, ha dichiarato Lise Klaveness, presidente della federazione calcistica norvegese.
Un nodo geopolitico per la FIFA
Se la UEFA dovesse effettivamente sospendere Israele, la palla passerebbe alla FIFA, che si troverebbe in una posizione molto delicata. Secondo The Times, il presidente Gianni Infantino ha legami politici con l’amministrazione Trump e con Paesi come Qatar e Arabia Saudita, rendendo la sua posizione ancora più complessa.
A questo si aggiunge l’opposizione netta degli Stati Uniti. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha, infatti, dichiarato a Sky News: “Faremo tutto il possibile per impedirlo”.
Precedenti, simboli e proteste
Già lo scorso mese, alcuni club europei avevano espresso il desiderio di evitare partite contro squadre israeliane. Durante la Supercoppa europea, la UEFA aveva esposto un messaggio eloquente:
“Stop Killing Children”. Un gesto simbolico, che ora rischia di trasformarsi in un atto concreto e senza precedenti per lo Stato di Israele.






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