Carmine Mancuso
Ex poliziotto e politico. Figlio di Lenin.
Oggi la mafia non ha più bisogno di Kalashnikov. Ha bisogno di ingegneri informatici, commercialisti brillanti, consulenti finanziari e hacker. Non più uomini d’onore con coppola e lupara, ma cervelli affilati in giacca e cravatta, perfettamente integrati nel sistema, spesso indistinguibili dai professionisti comuni.
Il potere è diventato invisibile. I traffici si muovono tra server criptati, criptovalute, società offshore e paradisi fiscali digitali. Le nuove generazioni mafiose hanno imparato ad agire sotto traccia: usano TikTok più del pizzo, si muovono nel dark web, tracciano flussi di denaro tramite blockchain e mascherano operazioni finanziarie dietro un’apparente legalità.
La droga resta il motore principale, ma il modo in cui viene gestita è cambiato radicalmente. Il riciclaggio si è evoluto: oggi non servono più valigette di contanti, corrieri o banche compiacenti. Bastano wallet criptati, piattaforme decentralizzate, NFT e un clic. Le mafie si servono di nuove tecnologie come le criptovalute non tracciabili e strumenti di anonimizzazione dei pagamenti che sfuggono anche ai più sofisticati sistemi di controllo.
Secondo Europol, il giro d’affari delle mafie transnazionali supera i 2000 miliardi di euro l’anno. Una potenza finanziaria capace di comprarsi pezzi interi di economia legale: hotel, aziende, logistica, catene di distribuzione, centri commerciali, appalti pubblici. E tutto questo senza dover più impugnare un’arma o minacciare un funzionario. Il denaro, oggi più che mai, è l’arma totale.
Nel frattempo, la narrazione pubblica si illude che la mafia sia stata decapitata con l’arresto dei grandi boss, ma la verità è che la grande mafia non è mai stata sconfitta. Si è solo adattata. Ha cambiato pelle. Si è fatta più sofisticata, più silenziosa, più liquida. Non ha più bisogno della violenza visibile perché la sua forza sta nella mimetizzazione e nella complicità silenziosa di ambienti insospettabili.
Oggi, come ieri, continua a insinuarsi dove trova convenienza, complicità e silenzio. E se non si aggiorna il contrasto alla mafia con strumenti tecnologici, investigativi e culturali adeguati alla sua evoluzione, il rischio è quello di combattere con spade di legno una guerra che ormai si gioca sui server.
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