Giovanni Pizzo

Ex assessore della Regione Siciliana, scrivo su vari quotidiani. Laureato in economia e commercio

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Alla fine la grande forza del centrodestra Italico è il “tengo famiglia” di democristiana memoria. Sia a livello nazionale che a quello locale, per il bene dei figli, politici s’intende, le ragioni dello stare insieme prevalgono sempre, a differenza del curioso dissolvi che ogni tanto prende il centrosinistra.

È questa la sintesi del vertice di maggioranza tenutosi a Palermo per quella che i roboanti titoli dei giornali dei giorni precedenti focalizzava come “crisi di governo”. Risultato? Nessun rimpasto, avanti con una prossima finanziaria, dove ci sono soldoni più che in passato visti i numeri delle finanze siciliane, sotto controllo stretto di governo con occhio però ai parlamentari, governo siciliano a cui tutti i partiti, anche quelli più riottosi, dichiarano stima per i risultati raggiunti, applausi per la gestione parlamentare della manovra, impallinata parzialmente giovedì scorso, da parte della Presidenza dell’Ars. Il duo Schifani-Galvagno apprezzato da tutti i partecipanti. Applausi, a parte l’immancabile siparietto Cuffaro-Lombardo che sta diventando un cult come Vianello e la Mondaini, che barba, che noia. Si va avanti fino alla fine della legislatura senza se e senza ma. Per il prosieguo non c’è cenno, anche per evitare divisionismo in questo clima da volemose bene. 

Tuttapposto che volete di più? Certo di più vuole qualcosa FdI, che ha chiesto la sostituzione di Iacolino, il supermanager della sanità siciliana. Che sarà il problema da affrontare nei prossimi due mesi, quando scadrà la proroga. Sviluppi? Tutti possibili e nessuno certo. Di certo c’è stato il funerale della professoressa trapanese Cristina Maggio, colei che denunciò lo scandalo dei referti istologici dell’Asp di Trapani, senza autorità presenti. C’è la classifica dei Lea, i livelli essenziali d’assistenza, che per noi siciliani sono solo elementari, che ci vedono in fondo classifica nazionale. E c’è il fatto che in Sicilia si muore due anni prima degli altri italiani, scusate se è poco, quasi vien voglia di toccarsi per scaramanzia.

Crisi non ce ne poteva essere, nessuno voleva buttar giù Schifani ed andare al voto. E nemmeno il rimpasto è possibile, perché non si conosce la via d’uscita, per gli anglofoni exit strategy. Si sa come si entra ma non come se ne esce. Forse, e dico forse, l’attuale inquilino del bilancio potrà essere sostituito dopo la Finanziaria ovviamente. Con chi? Anche questo non si capisce, ma in Forza Italia ci sono più pretendenti che CV specifici. Pensare a rotazioni sa di ballo della sedia e nessuno degli attuali assessori vuole mettere a rischio la propria. Certo FdI, forza importante che si ritiene, bontà loro, sottostimata, avrebbe potuto chiedere la vicepresidenza, che prima era della Lega di Sammartino, oggi rientrato in giunta dopo un periodo di riposo, ma Schifani gliel’ha ridata. Difficile, se non ci sarà un riconoscimento di ricandidatura, ottenere per qualcuno oggi qualcosa in più di ieri. Per il resto avanti tutta, ma piano, che si può sempre inciampare.

 

 

 

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