Una violenta esplosione ha scosso la quiete di Campo Ascolano, a Pomezia, alle porte di Roma. Poco dopo le 22 di ieri, una bomba artigianale è esplosa davanti all’abitazione del giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, distruggendo la sua auto e danneggiando quella della figlia, parcheggiata accanto.
L’ordigno, contenente circa un chilo di esplosivo, era nascosto tra due vasi esterni, tra il cancello e la vettura. L’esplosione ha generato due deflagrazioni in rapida sequenza, sprigionando fiamme e un forte boato udito in tutta la zona.
“Un salto di qualità, qualcuno mi osserva”
Ranucci, visibilmente scosso, ha raccontato quanto accaduto: “C’è stato un salto di qualità, qualcuno mi sta osservando. La bomba è stata collocata dove già avevano piazzato dei proiettili”. Il giornalista, 64 anni, era rientrato a casa da poco quando è avvenuto l’attentato. Sua figlia aveva parcheggiato la macchina davanti al cancello circa mezz’ora prima. “L’esplosione avrebbe potuto ucciderla”, ha dichiarato Ranucci. Le due vetture sono state avvolte dalle fiamme. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, la Digos e i vigili del fuoco.
L’inchiesta: la pista dell’intimidazione
Le indagini sono coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Il fascicolo è in carico al sostituto procuratore Carlo Villani, sotto la supervisione del procuratore capo Francesco Lo Voi. Dai primi accertamenti tecnici, emerge che l’ordigno non era azionato a distanza né da timer, ma lasciato con la miccia accesa tra due vasi davanti alla villetta. Gli investigatori stanno ora analizzando le telecamere di sorveglianza della zona, nella speranza di identificare chi abbia collocato la bomba. I residui dell’esplosivo sono stati sequestrati e verranno sottoposti ad accertamenti balistici e chimici.
Rafforzata la scorta del giornalista
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha immediatamente disposto il rafforzamento delle misure di protezione per Ranucci. Il giornalista, lasciando la sede dei Carabinieri di via Trionfale, dove ha sporto denuncia, ha spiegato: “Ho sentito un boato tremendo, erano le 22.17. Sono riusciti a sentirlo anche i carabinieri attraverso l’audio di alcune persone, che erano in zona e stavano registrando con il telefono in quel momento”.
E ha aggiunto: “Siamo già passati alla macchina blindata. Chi è stato? È impossibile dirlo in questo momento: si tratta di un contesto abbastanza allargato, è su quello che sono state fatte le segnalazioni in questi mesi”.
Minacce già in passato
Non è la prima volta che Sigfrido Ranucci, volto di punta del giornalismo d’inchiesta della Rai, subisce minacce e intimidazioni. Negli ultimi anni, il conduttore di Report ha più volte ricevuto messaggi anonimi e atti intimidatori legati al contenuto delle sue inchieste. Solo pochi giorni fa, Ranucci aveva anticipato i temi della nuova stagione del programma, in onda dal 26 ottobre su Rai 3, che affronterà argomenti delicati come banche, sanità e grandi interessi economici.
“C’è una lista infinita di minacce, di varia natura, che ho ricevuto e di cui ho sempre informato l’autorità giudiziaria. I ragazzi della mia scorta ne hanno sempre fatto rapporto. Io comunque mi sento tranquillo, lo Stato e le istituzioni mi sono sempre state vicine”, ha dichiarato Ranucci.
Una minaccia contro la libertà di stampa
L’attentato di Pomezia rappresenta una delle più gravi intimidazioni contro un giornalista italiano degli ultimi anni. Il gesto colpisce non solo la persona, ma anche la libertà di stampa e il diritto dei cittadini a essere informati. Le indagini dovranno ora chiarire se dietro l’attentato vi siano interessi legati alle inchieste giornalistiche di Report o altri contesti criminali.






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