Aveva oltre 90.000 follower e raccontava la vita quotidiana in una terra segnata dalla guerra. È stata rapita durante una diretta e giustiziata pubblicamente dal gruppo jihadista JNIM.

Mariam Cisse era diventata una voce nota sui social per chi cercava una finestra sul Mali, un Paese lacerato da conflitti interni e violenze jihadiste. I suoi video su TikTok, leggeri ma realistici, parlavano della vita nella città di Tonka, nel nord della regione di Timbuctù. Ma venerdì scorso la sua voce si è spenta tragicamente: è stata giustiziata in pubblico da jihadisti affiliati ad al-Qaeda.

Secondo le autorità locali, a compiere l’atroce esecuzione è stato il gruppo Jama’at Nasr al-Islam wal-Muslimin (JNIM), il più potente tra quelli attivi nella regione del Sahel. I terroristi l’hanno accusata di collaborare con l’esercito maliano, in particolare di aver filmato e segnalato i loro spostamenti.

Arrestata durante una diretta

Il rapimento di Mariam è avvenuto giovedì scorso, mentre stava trasmettendo in diretta da una fiera locale. Secondo quanto raccontato dal fratello, è stata prelevata da un gruppo di uomini armati proprio durante il live, davanti agli occhi virtuali dei suoi fan. È stata poi portata fuori dalla città e condotta, il giorno successivo, in piazza dell’Indipendenza a Tonka, dove è stata fucilata pubblicamente. Il fratello della giovane ha assistito impotente all’esecuzione. “Mia sorella è stata arrestata giovedì dai jihadisti”, ha raccontato. “L’hanno accusata di informare l’esercito sui loro movimenti”.

Una figura pubblica vicina all’esercito

La colpa di Mariam, secondo i suoi carnefici, sarebbe stata quella di mostrare sostegno alle forze governative. Nei suoi video, l’influencer indossava a volte le divise militari come simbolo di sostegno alla lotta contro l’estremismo islamico. Un gesto che le sarebbe costato la vita. “Mariam Cisse è stata assassinata in una piazza pubblica dai jihadisti, che l’hanno accusata di averli ripresi per conto dell’esercito maliano”, ha dichiarato una fonte della sicurezza locale, che ha definito l’atto “barbaro”.

La reazione della comunità

La sua morte ha suscitato profonda indignazione. Le autorità maliane hanno confermato l’esecuzione, condannando il gesto come un “atto ignobile”. L’obiettivo dei terroristi, secondo gli esperti, sarebbe quello di intimidire chiunque osi esprimere pubblicamente sostegno al governo. “Volevano mandare un messaggio. Hanno scelto un volto noto, giovane, con una comunità ampia e attiva online, per far capire cosa succede a chi prende posizione”, ha commentato un analista regionale.

La guerra silenziosa in Mali

L’esecuzione di Mariam arriva in un momento particolarmente teso per il Mali. Il Paese è sotto la guida di una giunta militare, che da anni fatica a contenere l’insurrezione jihadista. Il gruppo JNIM, affiliato ad al-Qaeda, controlla ampie porzioni del territorio, specialmente nel nord e nel centro. Negli ultimi mesi il gruppo ha imposto un blocco dei rifornimenti di carburante, paralizzando scuole e attività agricole in diverse regioni. La mossa è vista come una dimostrazione di forza contro il governo, incapace di garantire sicurezza e servizi.

Secondo l’ONU, JNIM rappresenta oggi “la minaccia più significativa nel Sahel”. Oltre al controllo militare, il gruppo esercita potere amministrativo indiretto, imponendo tasse e leggi locali ispirate alla sharia, e cerca di delegittimare lo Stato centrale.

Una propaganda aggressiva

JNIM utilizza anche una strategia comunicativa articolata, presentandosi falsamente come difensore delle popolazioni locali e vittima dell’aggressione governativa. Episodi come quello di Mariam servono invece a rivelare il vero volto dell’organizzazione: un movimento violento, repressivo e autoritario, che colpisce chiunque esprima dissenso. Nel caso di Mariam, la sua popolarità sui social e il suo impegno civile hanno rappresentato una minaccia. Raccontava il quotidiano con ironia, parlava di convivenza e criticava implicitamente la violenza. Per i jihadisti, era troppo.

Il coraggio di una generazione giovane

La storia di Mariam è emblematica di una gioventù africana che cerca di resistere, anche solo attraverso uno smartphone. Una generazione che sogna un futuro migliore, che si espone, che parla – e che per questo rischia. Aveva appena 20 anni, e il suo profilo TikTok contava più di 90.000 follower. I suoi video, spesso ironici, trattavano temi sociali, ma anche le difficoltà quotidiane di chi vive in un Paese instabile. Aveva scelto di rimanere nel suo territorio, di raccontarlo senza filtri.

Lo sapevi che…?

  • Il gruppo JNIM è nato nel 2017 dalla fusione di varie milizie jihadiste e ha giurato fedeltà ad al-Qaeda.
  • Tonka, la città dove Mariam è stata uccisa, si trova nel nord del Mali, una zona strategica e da tempo instabile.
  • Il gruppo jihadista finanzia le sue attività tramite tasse imposte alla popolazione e rapimenti a scopo di riscatto.
  • Dal 2012, il Mali vive una crisi profonda tra gruppi separatisti, jihadisti e governi instabili, con oltre 1.500 attacchi armati nel solo 2024.
  • Le donne attive sui social in zone di conflitto sono spesso considerate bersagli dai gruppi estremisti, che vedono nella loro visibilità una forma di resistenza.

FAQ

  • Chi era Mariam Cisse?
Una giovane influencer maliana molto seguita su TikTok, nota per i suoi video ironici sulla vita quotidiana a Tonka.
  • Perché è stata uccisa?
È stata accusata da un gruppo jihadista di collaborare con l’esercito, in particolare di averli filmati per conto delle forze governative.
  • Chi sono i responsabili dell’esecuzione?
Il gruppo Jama’at Nasr al-Islam wal-Muslimin (JNIM), affiliato ad al-Qaeda, molto attivo nella regione del Sahel.
  • Cosa fa il governo del Mali contro il terrorismo?
Il Paese è attualmente sotto una giunta militare, che fatica a contenere l’espansione dei gruppi jihadisti nonostante operazioni militari e appelli alla comunità internazionale.
  • Qual è il ruolo dei social in questo conflitto?
I social media sono uno strumento di espressione per i giovani, ma anche una minaccia per i gruppi estremisti, che temono la diffusione di messaggi alternativi al loro controllo.

Fonti: